Thursday, December 29, 2005

La strana coppia.

Il Corriere della Sera di oggi riporta a pagina 15, nella sezione Esteri, la notizia che Bob Geldof ha accettato di diventare consigliere del partito conservatore inglese sulle questioni della poverta' e della globalizzazione.

A margine viene inoltre riportata un'affermazione di stima che Bob Geldof espresse nei confronti dell'approccio posto in essere da parte del presidente Bush per risolvere i problemi dell'Africa.

Ripescando l'articolo del 2003 dal Washington Times, si legge:

"You'll think I'm off my trolley when I say this, but the Bush administration is the most radical, in a positive sense, in the approach to Africa since Kennedy".

Inoltre, nella stessa intervista, si riporta che Geldof, qualche mese prima, nel maggio 2003, aveva dichiarato che: "Mr. Bush is far more committed than Mr. Clinton to fighting AIDS and famine on the continent".

(The Washington Times, 7 luglio 2003).

Spuntato il primo dente.

Oggi ricorre il primo compleanno di www.letsfindthebar.com (diventato dal 19 luglio 2006 Let's find the bar).

Wednesday, December 28, 2005

Cena.

Cena al ristorante Villa Elena, Sulmona.
Zuppa di ceci e funghi.
Pizza margherita.

Pranzo.

Pranzo al Ristorante Caldora, Pacentro.
Prosciutto tagliato a mano, salsiccia di fegato, ricotta fresca.
Gnocchetti al ragu' di capriolo con peperone dolce.

Tuesday, December 27, 2005

Panorama su Hammett.

Da Panorama del 27 dicembre 2005, sezione Cultura, pag. 158.

Recensione del libro "Il mistero di Dashiell Hammett", di Danilo Gallo, e/o, 104 pagine, 14 euro.

"Il Caso. Alcol e tante donne ma scrittore severo", di Roberto Barbolini.

"Ci sono un paio di "guest star", in questa scorrevole biografia di Danilo Gallo sul creatore di Sam Spade e del Continental Op. Uno e' Joe Gores, che col suo romanzo su Hammett detective ispiro' il film di Wim Wenders "Hammett - Indagatore a Chinatown". L'altro e' un capofila come James Ellroy che, intervistato da Gallo, riconosce il proprio debito verso l'autore del "Falco Maltese", ma poi lo definisce un tipo "introverso" e "incline a compiangersi". Perche' Hammett, dopo una straordinaria stagione creativa, smise di scrivere? Ellroy non ha dubbi: "Era un debole e non c'e' altro da dire".
Le cose sono piu' complesse. E questa biografia lo dimostra ripercorrendo la parabola del grande Dash, detective dell'agenzia Pinkerton e maestro dell'hard boiled, patriota e comunista perseguitato dal maccartismo, scrittore rigoroso e uomo dissipato, che cercava nell'alcol e nelle donne un impossibile antidoto alla tubercolosi.
Hammett era in realta' uno stoico. Una dozzina d'anni gli bastarono per diventare anche un grande scrittore, sdoganando un intero genere letterario. Il resto e' silenzio. Alla faccia degli eredi invidiosi."

Il Foglio sul PIL.

In relazione alla confutazione dello statement "Gli italiani stanno diventando poveri." (del 17-12-2005), aggiungo anche l'editoriale di oggi del Foglio.

"2005 in cifre, belle e brutte. Ci sono numeri strombazzati (l'inflazione) e dati sottaciuti (il nuovo pil)."

"Ci sono numeri strombazzati e dati sottaciuti. A fine anno si scopre, ad esempio, che le famiglie hanno dovuto subire rincari del 5,1 per cento (cifre di un dipartimento del Tesoro) nel settore dei prezzi liberalizzati. Si dice che l'Italia sia in declino, ma poi si constata che gli italiani consumano di piu'. L'Istat, inoltre, ha proceduto ad revisione del prodotto nazionale, il pil, fra il 1992 e il 2000, cha ha comportato un suo aumento del 2 per cento. In parte cio' e' dovuto al calcolo dei servizi finanziari delle famiglie, prima ignorati, che - secondo i criteri statistici europei - vanno considerati. In parte l'aumento dipende anche da una migliore valutazione della dinamica delle costruzioni, che ha portato a rilevarne un tasso di crescita molto maggiore di quello precedente, con effetti particolarmente consistenti per il volume di investimenti.

Queste rettifiche, riferite soltanto a pochi settori, e soltanto fino al 2000, confermano quanto piu' volte scritto dal Foglio sulla sottostima del nostro pil. Esse sono passate sotto silenzio dalla grande stampa, forse perche' si e' pensato che che la loro modesta entita' non cambi sostanzialmente il quadro dell'economia italiana. Ma cio' e' errato. Infatti, se - come sembra logico assumere - questa rivalutazione si ripercuotera' anche sul pil del 2005 e del 2006 per un 2 per cento (e vi sono buone ragioni per ritenere che la rettifica fara' emergere un'altra quota di aumento del pil delle costruzioni), la prima conseguenza sara' che il rapporto debito/pil nel 2006 non sara' del 107,4 per cento, come stima il nostro governo, ma del 105,3. E nell'ipotesi che la rettifica del quinquennio 2001-2005 che sara' pubblicata a marzo, comporti un altro 1-2 per cento di incremento del pil, il rapporto debito/pil scenderebbe ulteriormente al 104,3-103,3. Molto vicino a quella quota 100 che il governo uscente, con una politica di maggior contenimento della crescita disordinata della spesa corrente e con maggiori privatizzazioni, avrebbe potuto presentare agli elettori.
Anche il peso della pressione fiscale e' destinato a mutare, con la rettifica del 2 per cento. Nel 2006, secondo le stime del documento previsionale e programmatico, doveva essere il 40,3 per cento, contro il 41,3 per cento del 2005. Ma considerando la rettifica del pil nel 2006 risulterebbe del 39,5 per cento. Si realizzerebbe cosi' uno dei principali obiettivi del programma di questa legislatura, quello di portare la pressione fiscale verso il 39 per cento."

Thursday, December 22, 2005

Radici.

Da Corriere della Sera Magazine, pag. 122.

"Quanto a radici, da queste parti andate sul sicuro: la tradizione tiene bene, anche nelle case. Eppure, se c'e' una zona dove l'enogastronomia sta facendo progressi rapidissimi e' proprio quella intorno ad "Abruzzo e Molise", a cui e' dedicato il prossimo volume della Grande cucina regionale (6,90 Euro, giovedi' 29 con il Corriere Magazine). "Cerchiamo ancora di rispettare riti e stagioni", spiega Peppino Tinari, chef patron del Villa Maiella (Guardiagrele, Chieti, tel. 0871.809319). Per intendersi, il filone piu' saldo e' sempre quello agropastorale: ovini, caprini, cacciagione, formaggi. "Pero' ci stiamo evolvendo". Come? "Cotture piu' leggere e miglioramento delle materie prime: il nostro olio extravergine, per dire, e' molto migliore di quello di dieci anni fa; lo zafferano e' diventato un gioiello; il vino ha fatto un salto notevole". Sintesi: "Restiamo pastori, ma con una certa cultura del territorio". Come quella che lui stesso sfodera nella chitarrina al pomodoro fresco con erbette aromatiche, una delle ricette d'autore del libro. Buone anche nelle feste natalizie, chiaro. Ma il menu' canonico d'Abruzzo, per Natale, prevede altro: "Brodo col cardo, nato come zuppa povera e che nel tempo si e' arricchito con pizze rustiche e polpettine. Poi, laganelle con un ragu' di vitello, cotto almeno tre ore in un tegame di terracotta. Cappone. E, per dolce, torrone con fichi e calcionetti ripieni". Di che? "Noci, cioccolata, marmellata d'uva, ceci o castagne bollite, mosto cotto e buccia d'arancia grattugiata". Buon digestione. E buon Natale."

___

Chitarrina al pomodoro fresco ed erbette aromatiche del Parco della Maiella.

Ingredienti per 4 persone:
250 g. di farina 00 rinforzata,
4 uova,
sale,
600 g. di pomodoro a filetti,
1 spicchio di aglio rosso di Sulmona,
1 manciata di erbe aromatiche tritate,
prezzemolo,
olio extravergine di oliva,
foglioline di basilico e prezzemolo fritte per guarnire.

Disponete la farina con una presa di sale a fontana sulla spianatoia e rompetevi al centro le uova. Lavorate la pasta fino ad ottenere un composto ben amalgamato, quindi avvolgete l'impasto nella pellicola trasparente e ponetelo in frigo per mezz'ora. Al termine, servendovi di una matterello, spianate l'impasto fino a ottenere una sfoglia di 2 mm di spessore. Ricavate diversi rettangoli di dimensione inferiore ai fili della chitarra; appoggiateli sui fili e fatevi scorrere sopra il matterello fino a tagliare la pasta (in alternativa stendete la pasta con la macchinetta e passatela alla taglierina). Sistemate la pasta su un vassoio e copritelo con una canovaccio. Fate scaldare in una piccola casseruola 1 dl di olio e lo spicchio di aglio schiacciato; fatelo dorare poi toglietelo e aggiungete il trito di erbe e i filetti di pomodoro; aggiustate il sale e fate cuocere per 10 minuti. Cuocete la pasta in abbondante acqua salata, scolatela e fatela saltare insieme alla pasta per poco tempo per evitare un eccessivo assorbimento del condimento. Servite subito guarnendo il piatto con prezzemolo e basilico fritti.

Saturday, December 17, 2005

Verita' assoluta: gli italiani stanno diventando poveri (sic!)

Fatti:

1.
Indice dei prezzi al consumo, fonte Istat; periodo di riferimento: Settembre 05. Dati diffusi il: 14 ottobre 2005.

"Le rilevazioni correnti sui prezzi al consumo svolte dall'Istituto nazionale di statistica danno luogo ad un sistema di indici costituito da:
- indice nazionale dei prezzi al consumo per l'intera collettivita' (NIC);
- indice nazionale dei prezzi al consumo per famiglie di operai e impiegati(FOI);
- indice dei prezzi al consumo armonizzato per i paesi dell'Ue (IPCA).

Ai sensi della legge 5.2.1992, n. 81, i due indici nazionali, espressi entrambi in base 1995=100, sono calcolati anche al netto dei consumi dei tabacchi.

Nel mese di settembre 2005 l'indice nazionale dei prezzi al consumo per l'intera collettivita' comprensivo dei tabacchi e' stato pari a 127.7, registrando una variazione nulla rispetto al mese di agosto 2005 e una variazione di piu' 2.0 % rispetto allo stesso mese dell'anno precedente; al netto dei tabacchi l'indice nazionale dei prezzi al consumo per l'intera collettivita', pari a 127.3, ha presentato nel mese di settembre 2005 una variazione congiunturale nulla e una variazione tendenziale di piu' 1.8 %."

Si confrontino i dati esposti, relativi ai prezzi al consumo, con quelli riportati di seguito, relativi alle retribuzioni.

Contratti collettivi, retribuzioni contrattuali e conflitti di lavoro; periodo di riferimento: Settembre 05. Dati diffusi il: 26 ottobre 2005.
"Alla fine di settembre 2005 i contratti collettivi nazionali di lavoro, per i quali e' in vigore la parte economica, riguardano il 58.7 % degli occupati dipendenti rilevati in occasione del ribasamento degli indici (dicembre 2000); ad essi corrisponde una quota pari al 59.1 % del monte retributivo osservato.
Nel mese di settembre 2005 l'indice delle retribuzioni contrattuali orarie, con base dicembre 2000=100, risulta pari a 113.4, con una variazione di piu'
0.3 % rispetto al valore del mese precedente e un incremento del 3.1 % rispetto a settembre 2004. L'aumento registrato nel periodo gennaio-settembre 2005, rispetto al corrispondente periodo dell'anno precedente, e' del 3.3 %."


La giusta obiezione relativa alla non confrontabilita' degli indici perche' riferiti ad anni base diversi (1995 per IPC e 2000 per retribuzioni) credo possa essere rigettata sulla base del seguente ragionamento.

Obiezione: nell'arco temporale compreso tra il primo anno base (1995) ed il secondo anno base (2000), ci sono state variazioni dell'indice dei prezzi al consumo che lo hanno portato ad una valore molto diverso dalla sua base, per esempio 150; pertanto, l'1.8% di 150 e' maggiore dell'1.8 % di 100 (in tale ipotesi si e' assunto un aumento costante dell'IPC dell'8% per anno (!!) dal 1995 al 2000, variazione che porterebbe l'indice da 100 a 146 circa).

Tuttavia, anche assumendo tale ipotesi, vediamo che il confronto tra IPC e indice delle retribuzioni e' sempre a favore di quest'ultimo:

IPC: 1.80% di 150 = 2.7
Retribuzioni: 3.3% di 100 (assumendo che la base 100 del 2000 sia sempre rimasta stabile e non sia mai cresciuta) = 3.3.


2.

In riferimento ad un ampio articolo del Corriere della Sera, del 1° giugno 2005, dedicato ai conti pubblici dell'Italia, compare una sezione intitolata: "Censis: piu' ricchezza ma per pochi."
Si puo' effettuare un breve confronto tra alcuni passi dell'articolo e la fonte ("Gli italiani tra patrimonio e reddito. Come e quanto ci siamo patrimonializzati", Roma, 1 giugno 2005, scaricabile direttamente dal sito del Censis):

a.
Innanzitutto il titolo dell'articolo del Corriere della Sera: "piu' ricchezza ma per pochi".
Se leggo bene, per me significa: "la ricchezza e' aumentata solo per i piu' ricchi, ma non per le altre classi di reddito".
Nel rapporto Censis, traspare, a mio parere, qualcosa di diverso (riporto direttamente la fonte):
"Negli ultimi dieci anni la quota di patrimonio totale detenuta dal 5% delle famiglie piu' ricche in Italia e' passata dal 27% al 32% della ricchezza totale, indicando un fenomeno di concentrazione dei patrimoni. ... la creazione di nuove rendite e l’irrobustimento dei patrimoni familiari, in sostanza non riguarda tutti in eguale misura, ma e' molto piu' accentuato negli strati sociali caratterizzati gia' da elevati livelli di reddito."

b.
Passiamo poi alla prima frase dell'articolo, secca come una sentenza:
"Patrimoni in crescita, ma solo per poche famiglie."
Se leggo bene, per me significa: "solo i patrimoni di poche famiglie sono aumentati; i patrimoni della maggior parte delle famiglie non sono aumentati".
Nel rapporto Censis, traspare, a mio parere, qualcosa di diverso (anche in questo caso riporto direttamente la fonte):
"a) tra la fine degli anni ‘90 e oggi si e' registrato un consistente aumento delle attivita' finanziarie in possesso delle famiglie italiane..."
"b) il saldo tra attivita' finanziarie e passivita' (debiti delle famiglie) risulta sempre positivo ..."

c.
Un'ultima pignoleria:
Nell'articolo si legge: "L'incremento piu' accentuato delle attivita' finanziarie detenute dai nuclei familiari si e' registrato tra il 2002 e il 2003 (+6%)".
La fonte riporta: "... una prima forte accelerazione delle attivita' finanziarie detenute dalle famiglie si e' registrata tra il 2001 e il 2002 (+6%).... Ancora piu' forte l’accelerazione tra il 2003 e il 2004 (+8,8%)".

Wednesday, December 14, 2005

The grifters.

Finito di leggere "I truffatori" (titolo originale "The grifters"), di Jim Thompson.
Thompson piu' maturo e cinico, campo ridotto di azione, meno spazio a personaggi strampalati, presenza di brevi considerazioni dei personaggi riconducibili alle sue idee personali.

Thursday, December 08, 2005

No direction home.

Visto "No direction home", il documentario di Scorsese su Bob Dylan.

Non mi soprendo quando Dylan dice che "A Hard Rain's A-Gonna Fall" non voleva rappresentare alcun monito contro il fallout nucleare, anzi forse non sapeva bene neanche lui quale fosse il significato di quella canzone. Si sarebbe divertito a sentire quello che i critici avrebbero detto in proposito.

"It's not atomic rain, it's just a hard rain."

Eppure una generazione di persone l'ha eletta a proprio slogan, l'ha strumentalizzata durante la guerra fredda e la crisi missilistica con Cuba.

Ecco che cosa dice ancora oggi James G. Blight, Professor of International Relations (Research) at Brown University's Watson Institute for International Studies:

"On the evening of October 26, 1962, a young 22-year-old man for Minnesota was holed up in a basement apartment in Greenwich Village owned by the folksinger, Dave Van Ronk. He was known as Bob Zimmerman, but by that time had preferred the name Bob Dylan. And that night, Bob Dylan wrote a song called "Hard Rain-- A Hard Rain’s A-Gonna Fall". A hard rain of missiles, a hard rain of atmospheric fallout."

(Da: "On the Brink: The Cuban Missile Crisis", with Arthur M. Schlesinger Jr., Theodore Sorensen, Sergei Khrushchev and Josefina Vidal; Moderated by James G. Blight and Introduced by Caroline Kennedy, John F. Kennedy Library and Foundation, October 20, 2002. Fonte: JFK Library).

Per inciso, James G. Blight, insieme a Janet M. Lang, "served as principal, substantive advisors to Morris and McNamara, throughout the planning, production, and premiers" di "The Fog of War" (Fonte: Watson Institute) (su "The fog of War" vedi post del 2005/11/24).

Non ci si puo' fidare proprio di nessuno, tantomeno delle relazioni implicite.

Monday, December 05, 2005

Bocuse.

Dal Corriere della Sera di oggi, pagina 23.

"Rinnego la nouvelle cuisine. E' una rivoluzione tradita".
Memorie di Paul Bocuse, 80 anni, lo chef che ha cambiato le regole in tavola "Non credo a mini porzioni in maxi piatti. Il segreto? L' amore delle donne".

"Quando mio padre ottenne la prima stella, nel 1958, la gente non veniva al ristorante per mangiare le tende. Quando la Michelin ci diede la seconda, c'erano ancora tovaglie di carta e il bagno era in cortile."

Per restare in tema, aggiungo una nota di Raspelli su Gualtiero Marchesi: "un bicchierino di incomprensibile inutile mousse di melanzane apre i cortesi assaggini pre antipasto".

Monday, November 28, 2005

Cena.

Cena al ristorante Sotto la Mole, Torino.

Culatello con focaccia tiepida.
Agnolotti al velo, ossia con olio a crudo, serviti su un tovagliolo in un cestino di vimini. L'interno degli agnolotti e' composto da arrosto di vitello, arrosto di maiale, riso e scarola.
Assaggio di formaggi vaccini della val di Susa, Raschiera d'alpeggio e Toma.
Insalata verde.
Tortino ai tre cioccolati.
Birra Pedavena.

Friday, November 25, 2005

USA e Palestina.

Verita' assoluta:

"Gli Stati Uniti d'America non aiutano la Palestina".

Fatti:

1.
Analizziamo gli aiuti umanitari degli Stati Uniti verso la Palestina (Fonte: Financial Tracking Services (FTS), Tracking Global Humanitarian Aid Flows; estrazione del 14-11-2005. Sito internet: FTS).

Dal 1-1-2005 al 14-11-2005, gli Stati Uniti hanno contribuito negli aiuti umanitari alla Palestina per un importo di 30.835.076 USD.

Gli aiuti fanno parte principalmente dei seguenti programmi: "World Food Program" (10.735.076 USD) e "United Nations Relief and Works Agency for Palestine Refugees in the Near East" (20.000.000 USD).

La cifra versata dagli Stati Uniti e' pari al 12% circa dell’importo complessivo del periodo, ossia oltre 270 milioni di dollari; tra i principali contributori: Giappone 32%, ECHO European Commission 18%, Stati Uniti 12%, Arabia Saudita 7%.

2.

Analizziamo il "Report of the Commissioner-General of the United Nations Relief and Works Agency for Palestine Refugees in the Near East. 1 July 2004-30 June 2005. General Assembly, Official Records, Sixtieth Session, Supplement No. 13 (A/60/13)" (Fonte: Sito UNRWA).

Per completezza, ricordo che l'UNRWA rappresenta "The United Nations Relief and Works Agency for Palestine Refugees in the Near East (UNRWA) ... established pursuant to General Assembly resolution 302 (IV) of 8 December 1949" (fonte: documento di cui al punto precedente).

A pagina 1 del documento si legge quanto segue:

"4. UNRWA operations are almost wholly funded through voluntary contributions
from Member States and other entities. The constraints posed by the unpredictability of funding over the medium term are lessened to a certain extent by the readiness of some of the Agency’s major donors to provide unearmarked funds to the UNRWA regular budget. The Agency’s 10 largest donors for 2004, who together provide almost 90 per cent of its current cash income, are, in descending order: the European Commission, the United States of America, the United Kingdom of Great Britain and Northern Ireland,
Sweden, Norway, the Netherlands, Canada, Switzerland, Japan and Italy."

A pagina 91, la tabella 11 riassume i dati relativi alle "Contributions by Governments and the European Community (in cash and in kind), 1 January 2004-31 December 2004, Actual receipts in United States dollars).

I dati della tabella riportano, per gli Stati Uniti d'America (Total 2004 contributions), una grandezza pari a 127.416.312 USD, pari al 28% delle contribuzioni complessive.

L'importo versato dagli Stati Uniti e' composto per il 66% da "regular budget", per il 31% da "emergency appeal" e per il restante 3% da "projects".

Opinioni.

Con riferimento al post di ieri (Podhoretz), ho riflettuto su questo punto: le discussioni e le opinioni politiche, da quelle che nascono nel bar sotto casa a quelle si sviluppano in consessi prestigiosi, risultano spesso basate su informazioni parziali, oppure non corrette, a volte addirittura inventate.

Questo accade per due ragioni: (i) per ingenua fiducia nelle notizie che recepiamo dai media, (ii) per precisa volonta' di inganno da parte degli interlocutori.

Le discussioni prevalenti che mi capita di affrontare, non avendo io incarichi istituzionali e prestigiosi, sono quelle “combattute” al bar, oppure cordialmente durante la cena al ristorante con gli amici.

Posso quindi assumere, generalmente e per semplicita', una assenza diretta di interessi tra gli interlocutori in merito ai temi trattati; di conseguenza, in tale ambito, la distorsione delle informazioni nasce probabilmente soltanto per pigrizia e assenza di curiosita', oppure per colpa della trincea ideologia, mascherando dietro un banale “l’ho-sentito-dire-dal-giornale-l’ha-detto-la-tv” l’assenza di una verifica diretta della fonte o, quantomeno, di approfondimento.

Il rischio, in quest’esclation di menzogna, e' che si giunga a comunicare per slogan, anche all’interno di quei prestigiosi consessi menzionati in precedenza, riducendo a teatrino il dibattito su temi importanti; la discussione vede prevalere, di conseguenza, chi manipola meglio le informazioni a propria disposizione, oppure chi padroneggia la retorica.

Come risultato finale, per uno dei due interlocutori, il tema di fondo si sposta dalla discussione dialettica, sia essa politica, etica, morale o religiosa, alla necessita' di legittimazione delle proprie ipotesi, specialmente quando queste divergono dal leit motiv comune.

Vorrei quindi, nei limiti del possibile e come hobby, divertirmi a contraddire gli slogan e i luoghi comuni che la politica nazionale e internazionale propongono come verita' assoluta, tentando attraverso un approccio razionale la ricerca di una rappresentazione della realta' che risulti meno distorta possibile.

L'esercizio logico di lettura critica delle informazioni e' prodromico ad una discussione senza pregiudizi, evitando, oppure tentando di evitare, che gli eventi si trasformino, come troppo spesso accade, direttamente in opinioni distorte, precludendo la possibilita' di qualsiasi valutazione e analisi intellettuale.

Limito il piu' possibile i commenti, lasciando spazio soltanto ai dati.

Vale la regola che anche un solo dato contrario inficia lo statement.

Thursday, November 24, 2005

Contro l'ONU.

Qualche giorno fa ho terminato la lettura del libro di Christian Rocca: "Contro l'Onu. Il fallimento delle Nazioni Unite e la formidabile idea di un'alleanza tra le democrazie", casa editrice Lindau, collana "I Draghi".

Elenca una serie di dati incontrovertibili per sostenere l'ipotesi del titolo del libro, citando accuratamente le fonti. Difficile non essere d'accordo, al di la' di qualche eccesso nell'uso dei nessi logici che rischiano cadere nello strumentalismo.

Podhoretz, di cui ho cominciato a leggere "La quarta guerra mondiale: come e' cominciata, che cosa significa e perche' dobbiamo vincerla" (vedi post del Bandito, 27-01-2005), appare invece piu' maturo e pacato nella riflessione pur sostenendo, di fatto, posizioni molto radicali, interventiste ed ovviamente a sostengo della politica estera americana.

L'eccesso di foga, oppure l'eccessiva autorefenzialita', nell'esposizione dell'analisi rischia infatti di diventare controproducente, spostando l'attenzione dell'interlocutore dall'oggetto della discussione alla risposta all'aggressivita' verbale o documentale.

Ho notato questa differenza di atteggiamento tra Podhoretz da un lato, e Christian Rocca, Magdi Allam e Oriana Fallaci dall'altro.

Ne abbiamo parlato piu' volte anche noi ultimamente (cena a Pescara, serata a Liegi, etc.).

Fog of war.

Visto, in italiano, "The Fog of War".
Credo che McNamara sia una delle persone piu' capaci di cui ho sentito parlare.
Per quanto riguarda il film, il commento e' piu' che positivo.

Monday, November 14, 2005

Radical chic.

A proposito di Radical Chic.
Ho letto, meglio tardi che mai, l'omonimo libro di Tom Wolfe, dai cui e' scaturita la definizione.
Acuto, brillante, credo si possa definire satira, vera.

Thursday, November 10, 2005

The King of the conflict of interests.

Da Il Foglio.

The King of the conflict of interests - Bloomberg vince stravotato dai liberal, del conflitto non gliene frega niente

Il multimilionario Bloomberg e' stato rieletto sindaco di New York con 20 punti percentuali piu' del rivale Ferrer. Un risultato eccezionale, nella citta' piu' liberal dell’East Coast. Il plebiscito di sinistra e radical chic per il magnate del partito di Bush e' interessante per due motivi. Dimostra come la cultura civica e istituzionale degli americani sia superiore alla nostra e che il gap sara' colmato quando ci libereremo della sindrome da curva sud. Ma l’elezione di Bloomberg e' ancora piu' importante per la scomparsa dell’arma di propaganda della sinistra italiana: il conflitto di interessi. Un argomento che i liberal avevano usato quattro anni fa e che il 29 agosto 2002 il Conflicts of Interests Board di New York giudico' risolto nel momento in cui il sindaco si dimise dalle cariche manageriali, rimanendo mero proprietario. Bloomberg e' il fondatore e il proprietario della Bloomberg L.P., un gruppo che fornisce notizie e analisi finanziarie a banche e istituzioni. E’ proprietario di un’agenzia di stampa, di una radio e di una tv. E’ socio della Merrill Lynch e detiene quote di 85 societa' quotate. Ha obbligazioni milionarie della citta' che governa. Tutto cio' e' consentito e non e' tema di battaglia politica. La legge gli consente di non svelare con esattezza i suoi averi, tanto che ogni anno il suo portavoce fa vedere ai giornalisti solo per due ore una versione censurata della dichiarazione dei redditi. Il Conflicts of Interests Board gli ha concesso di occuparsi delle faccende che riguardano il valore delle sue proprieta': puo' condurre operazioni di vendita o di acquisto, anche parziale, delle sue attivita'. Ai radical chic di New York non gliene frega niente.

Wednesday, November 09, 2005

Cena.

Cena al ristorante L'Agrifoglio, Torino.

Zuppa di orzo e fagioli.
Scaloppa al rosmarino e nocciole, con costine olio e limone.
Ardbeg.

Monday, November 07, 2005

Cena.

Antico Forno Roscioli, Via Giubbonari 21, Roma.

Prosciutto e caciocavallo.
Bombolotti all'amatriciana.
Fondue di cioccolato al 70% con frutta.
Menabrea.

Sunday, October 30, 2005

Chiedi alla polvere - John Fante

Si', e' una rivelazione! Leggete John Fante, leggete John Fante e le storie del suo Arturo Bandini e scoprirete un mondo nuovo. Si', proprio cosi', leggete “Ask the dust”, vi sembrera' di sentir parlare ogni abitante di questo vecchio mondo.
Bandini e la sua macchina da scrivere! Ma in quel racconto non c’e' soltanto Arturo Bandini, no, c’e' anche Camilla testa vuota e poi Vera la deforme; in quel racconto c’e' un pezzo di ognuno di noi. Ci sono gli alti bassi della nostra vita, del nostro lavoro, o studio che sia, c’e' l’esaltazione delle nostre aspirazioni e il dubbio del fallimento.
I sogni del mondo si infrangono sulle onde dell’assolata California degli anni ‘40, nella marijuana di Camilla fumata nell’armuar e nei buchi di Vera, Dio mio che scherzo ingeneroso.
E poi all’improvviso le speranze tornano a galla, cocciute e prepotenti a galla, grazie alla ritrovata vena creativa di Arturo Bandini, il grande scrittore, e la riscoperta della sua cara mamma e delle immagini che ha di lei, il devoto figlio Bandini.
Ma e' tutto cosi' distante dalla California dei Doors e di Venice Beach, da Albert Hoffman e dai Beach Boys, anche se qualche good vibrations riesce comunque ad arrivare.
Non ci sono i locali alla moda, in quel di Bunker Hill; in quelle strade trovate uno spacciatore d’oppio e un malato di tubercolosi che si rifugia in una baracca nel deserto. Il deserto e' il demonio che l’uomo deve battere per tenersi vivo, ve lo dice Bandini, che si muove tra squallidi buffet e macchine sgangherate, cosi' care al vecchio Bukowski, prepotentemente ispirato nei suoi libri dalle storie di Arturo Bandini, si' il grande scrittore Bandini, quel buono a nulla di Bandini.
E' la storia di due ragazzi, uno di questi e' appunto Bandini il buono, il violento, lo scrittore; l’altra e' Camilla, la sognatrice, l’innamorata di Sammy, l’odiata messicana Camilla dalle scarpe detestabili.
In mezzo a loro ricorrono personaggi tanto marginali quanto influenti, soprattutto nel condizionamento economico dei due protagonisti. Tutto sommato tipi strani anche loro, oppure strani perche' descritti attraverso gli occhi di Arturo, il dago.
Si', il problema economico e' un bel problema nella vita di un ragazzo che decide di vivere in un albergo di Los Angeles per inseguire la sua passione di scrittore, ah quel Bandini! Ma di certo non e' il problema piu' pressante, ah no, i soldi non sono affatto un problema per quel generoso di Bandini! Piuttosto l’amore, quello si' che gli tarla la testa e il cuore!
Si', leggete Fante, l’italoamericano idolo di Bukowski e non ve ne pentirete. Parola di A.C. Bandini.

Sunday, October 23, 2005

Gita a Liege, da Gunny.

Venerdi' 21

Jupiler al Pot au lait.


Sabato 22

Pranzo al ristorante L'ombra, al 2 di Rue Saint-Denis. Tagliere con prosciutto, salame, mortadella. Carpaccio di manzo.

Cena al ristorante Les Petits Plats Canailles du Beurre Blanc, al 5 di Rue du Pont. Cervo, lepre con mango, maialino di latte. La "Guide Michelin Benelux" del 2005 lo cita nella nuova categoria "Bib Gourmand", ossia "Repas soignes a prix moderes".

Digestivi (Jupiler, peket cassis, peket fruit de la passion) a La Maison du Peket.


Domenica 23

Pasta, fatta in casa da Gunny, con bottarga di Muggine.

Monday, October 10, 2005

Mangiatoie. Antico Forno Roscioli.

“Una mangiatoia in duecento parole. Nutrimenti e dissetanti."

Antico Forno Roscioli, Via Giubbonari 21, Roma.

La zona ristorazione del Paradiso (con la lettera maiuscola) me la immagino cosi’: formaggi e salumi tipici di tutte le zone d’Italia, freschi, genuini, di ottima qualita', stipati in un bancone e pronti per essere ordinati e mangiati immediatamente, accompagnati da una fragrante pizza bianca.

Ma se non avro’ vissuto temendo piu’ Dio che gli uomini, spero di andare in un Inferno organizzato nello stesso modo, dove saro’ costretto a mangiare in continuazione e per sempre il formaggio caprino di Campo Imperatore con latte crudo, la Soppressata calabrese con pepe nero, e tutti gli altri prodotti i cui cartellini mi passano davanti agli occhi come se fossero titoli di coda della mia vita gastronomica terrena.

Nel frattempo, mentre sono saldamente ancorato qui, almeno grazie alla forza di gravita’, l’Antico Forno Roscioli e’ il posto che assomiglia di piu’ al sogno del Paradiso oppure all’incubo infernale.

E siccome ceno al bancone, ho una percezione ancor piu’ diretta degli aromi e della preparazione - la battezzo cinetica gastronomica - che precede l’arrivo in tavola dei piatti freddi.

Dopo mozzarella di bufala, provolone e crudo San Daniele, assaggio una tagliata con le patate al forno, abbondante, fumante perche’ realmente appena cucinata, che elide matematicamente il mal di testa da aeroporto.

Bevo Menabrea, e stavolta non cedo alle lusinghe alcoliche di un’intera ed affollata parete di vini, che mi tengo letteralmente alle spalle.

L’ultima richiesta e’ umanitaria, in aiuto dei miei succhi gastrici; favorisco la loro attivazione con i quindici anni di invecchiamento del Laphroig, che allietano ancora di piu’ la cena perche’ mi spediscono direttamente all’ultimo anno di liceo (33-15=18), distogliendo bui pensieri sul diventare grandi.

Thursday, October 06, 2005

Mangiatoie. People's.

“Una mangiatoia in duecento parole. Nutrimenti e dissetanti."

Ristorante People's, St Stephens Green, Dublin.

I signori avventori, che si recano al ristorante con il farfallino, e le distinte lorsignore, con borse griffate che trovo utili per riporre gli avanzi della cena con cui sfamare il barboncino del loft in citta’, dovrebbero chiedersi se cucina francese voglia dire trovare sul menu’ qualche beaujolais. Di cui uno, inverosimilmente, del 2002!

Prendete il People’s per esempio.

Il locale e’ ricavato al piano interrato di palazzo nella zona centrale e in via di riqualificazione modaiola della citta’; gli interni sono moderatamente minimalisti con qualche tocco di pellame, all’ultima moda di Nuova York. E fin qui ci siamo.

Quello che non torna e’ il cibo, non particolarmente invitante, almeno per la nostra esperienza, e troppo sofisticato per la Dublino di Bloomsday, quella che preferisco.

Decido di rimanere tendenzialmente sul classico, ma pagare quasi sessantamila delle vecchie lire una bistecca di manzo da 8 once (ma anche qui, erano davvero 230 grammi?), tra l'altro di provenienza sconosciuta, appare poco signorile.

I vini, al bicchiere oppure in bottiglia, hanno ricarichi scriteriati, soprattutto perche’ in Italia non ho mai sentito parlare di un Montepulciano d’Abruzzo Boscarelli venduto a 65 Euro. Delle due l’una: e' un Montepulciano d’Abruzzo Masciarelli oppure un Vino Nobile di Montepulciano Boscarelli? Preferisco non sciogliere il dubbio.

Birra neanche a parlarne, troppo poco chic, e potrebbe starci, ma che addirittura il whisky non sia degno di una nobile stiva appare quantomeno stravagante.

Meglio una sacca di tela per gli avanzi di una buona osteria con cui sfamare il basset hound di campagna.

Wednesday, October 05, 2005

Cena.

Cena al ristorante L'Agrifoglio, Torino.

Infallibile.

Taglietelle ai fungi porcini.
Assaggio di formaggi.
Budino al cioccolato di Gobino.
Syrah Colvecchio.
Ardbeg.

Monday, October 03, 2005

Mangiatoie. Sotto la Mole.

“Una mangiatoia in duecento parole. Nutrimenti e dissetanti."

Ristorante Sotto la Mole, Via Montebello 9, Torino.

Certo che e’ un buon mediano, puoi contarci nelle serate di difficolta'. E quando e’ in forma puo’ diventare un centrocampista offensivo. Ma non e’ geneticamente un numero dieci, e non devi aspettarti un gol in rovesciata.

Sarei portato a condensare in un accesso calcistico le cene consumate in questo locale non grandissimo, tendenzialmente asettico, stretto e lungo, con presenze tutt’altro che infrequenti di personaggi dello spettacolo, forse dovute alla vicinanza del Museo Nazionale del Cinema.

La cucina e' solidamente piemontese, con incursioni extraregionali. Ricordo di tajarin con peperoni, gnocchetti di patate in bianco con salsiccia, risotto al rosmarino con ragu’ di faraona, cosi’ come un piu’ emiliano culatello e lardo con focaccia tiepida.

I formaggi qui hanno la carta di identita’, vengono accuratamente presentati, con tanto di zona di provenienza e composizione casearia; meno attraenti i dolci, compreso il tortino al cioccolato Valrhona, tra i quali spicca pero’ un gelato Grom al pistacchio della siciliana Bronte.

Dopo ripetute serate vinicole, torno alla birra, con una Pedavena, forse tra le ultime data l’apparentemente imminente chiusura della fabbrica, mentre devo accontentarmi di qualche whiskaccio per costruirci su la voglia di sigaretta post cena.

Saturday, October 01, 2005

Mi hai convinto.

Va bene. Provo le Campanile.

Friday, September 30, 2005

I soliti sospetti.

Rimanere affascinati dalla trama del film è il regalo che Bryan Singer, di professione regista, ha consegnato ad un pubblico attonito ed a Christopher McQuarrie, di professione scrittore.
Una trama ottimamente ricostruita sotto tutti i punti di vista e assolutamente difficile da interpretare almeno fino al colloquio tra Kevin Spacey e Chazz Palminteri, nell’ufficio della polizia di quest’ultimo. Dettagli di grande classe artistica si susseguono con apparente assoluta noncuranza.
Principesca è la figura di Gabriel Byrne, elegante e compito nel modo di recitare.
Benicio del Toro al di là di ogni paragone, sebbene questa interpretazione sia quasi un cameo, perfetto come in ogni suo film, compreso l’ultimo “Traffic”; qui è un delirante e sbalestrato Fred Fenster.
Kevin Spacey, nei panni di Verbal, incarna il suo ruolo come vorrebbe Stanislavskij. Chi non ha avuto poi una stretta al cuore quando ha visto improvvisamente riprendere la normale articolazione alle sue gambe? Un caratterista eccezionale, ruolo per cui nello strapagato star system americano c’è lo spazio che si merita.
Un po’ sottotono, sebbene la saga familiare possa contare su un altro valido partner, è Stephen Baldwin: la particina in “Nato il quattro luglio” ha tuttavia consacrato l’avvio della carriera di un buon attore.
Merita un dettaglio a parte Pete Postletwhite, attore inglese di lunga milizia, “Giuseppe” ne “Nel nome del padre”. Gli abiti di Kobayashi sembrano tagliati su misura da un sarto di Savile Row. È il risvolto tranquillo di Söse, nervi d’acciaio, tempra di titanio, impassibilità che solo un ottimo attore, english style, poteva interpretare.
La figura, ad ogni modo, assolutamente preminente è un’ombra, una figura che si dipana in ogni istante nel midollo delle vite dei co-protagonisti, Kayser Sose; li controlla, può farli agire secondo la sua volontà. Per alcuni è il diavolo in persona. Nessuno lo ha mai visto, se non qualcuno per qualche breve istante. Il magiaro. È talmente spietato da uccidere tutti coloro che avevano assassinato la sua famiglia, tutti quelli che avevano rapporti con chi aveva assassinato la sua famiglia, perfino doveva dei soldi a queste persone. Non sognatevi di notte Kayser Söse!!
Film godibilissimo come se vedono pochi, thriller senza averne l’aspetto, trampolino di lancio di un geniale Kevin Spacey, che ha un unico torto, quello di non poter replicare in apparenza tutta la sua cattiveria in prima persona, come in “Seven”. Anche lì, forse, avrebbe avuto bisogno di un alter ego, Kayser Söse appunto.

Thursday, September 29, 2005

Cena.

Cena al Ristorante L'agrifoglio, Torino.

Tagliolini con funghi porcini.
Assaggio di 6 tipi di formaggi.
Assaggio di budino con cioccolato Gobino.
Ardbeg.

Quando ho chiesto il whisky, il titolare ha detto, con fare complice: "Il suo solito cardiotonico arriva".

Wednesday, September 28, 2005

Cena.

Cena al Ristorante L'agrifoglio, Torino.

Antipasto di salumi misti, tra cui una salsiccia di carne cruda di vitello.
Risotto con i funghi porcini; secondo me, mantecatura con troppo parmigiano.
Assaggio di quattro tipi di formaggi di media stagionatura, tutti misti, con latte vaccino / caprino, di cui uno invecchiato nel barolo.
Dolcetto di Dogliani Vigna Dei Prey, Francesco Boschis.
Ardbeg.

A proposito di "Agnello agnello". Il titolare, mentre mangiavo il risotto, si e' avvicinato ed ha mormorato: "Fungo fungo".

Tuesday, September 27, 2005

Cena.

Cena da Dunne & Crescenzi, S. Fredrick St., Dublin.

In realta', Dunne & Crescenzi hanno due locali attigui: la sola differenza riguarda i piatti caldi, serviti soltanto al 14.
In quello che non serve piatti caldi, c'e' un'ampia dispensa in cui trovano posto prodotti italiani in vendita quali pasta De Cecco, sughi e oli.
Tornando alla cena, nel primo locale: antipasto di caprese con mozzarella di bufala con ottimi crostini di pane caldo con olio, tagliere di affettati e sottaceti, da dimenticare.
Nel secondo locale: orecchiette con cime di rape e peperoncino, infine assaggio di tiramisu' e torta di fragole. Discreto.
Cannonau Tanca Farra' di Sella e Mosca.
Non tengono birra.

Monday, September 26, 2005

Fante e Bandini.

Corriere della Sera, sezione Letteratura Narrativa, pag. 29.

Articolo di Sandro Veronesi in occasione dell'introduzione al romanzo di John Fante "La strada per Los Angeles", in uscita per Einaudi Stile libero a cura di Emanuele Trevi (pagine 145, euro 11).

"Seduttore, bugiardo, razzista: il Fante che l'America censuro'".

"... L'Arturo Bandini che in questo romanzo sbuca fuori dal nulla in una botta di genio giovanile, che tipo e'? (...) Be', e' strepitoso. E' di gran lunga il piu' folle, schizofrenico, esilarante personaggio che sia mai comparso in un romanzo serio. Gradasso, ladro, bugiardo, lavativo, razzista, blasfemo, eppure calpestato da tutti: e' veramente strepitoso. E' l'Arturo Bandini in purezza, (...), un incontenibile sbocco di ormoni immerso nel cuore celiniano della miseria."

Cena.

Cena da Bang Cafe, 11 Merrion Row, Dublin 2.
Segnalato anche da Lonely Planet.

Cena morigerata e benedettina quanto basta.

Soup with vegetables.
Plain beef well done with mash potatoes.
Heineken servita in bicchieri cooled.
Bushmills.
Non hanno la Guinness.

Non ne sono entusiasta, ma neanche deluso, quindi niente recensione. Riporto quella del sito Foodnetwork.com:
"Bang Cafe, a contemporary trilevel space, is well suited to a cooking style that brings some unaccustomed flavors to more familiar Irish ingredients. The roasted Irish scallops with pancetta and mousseline potatoes are very good, as is the breast of Challans duck with potato cake, savoy cabbage and orange marmalade. A goodly number of excellent, but pricey, wines are listed."

Saturday, September 24, 2005

Mangiatoie. Hostaria dell'Arco.

“Una mangiatoia in duecento parole. Nutrimenti e dissetanti."

Hostaria dell'Arco, via Manlio d'Eramo 60, Sulmona.

L’accoglienza e’ quella solita, una mano aperta sul cuore che vi ringrazia della visita e vi trasmette un rassicurante “ora ci penso io, fidatevi di me”.

Le descrizioni di Aldo e Andrea sarebbero degne di un film anni ’70 ad episodi, magari diretto dal miglior Tognazzi, quello culinario: una signora risolve il suo mal di stomaco grazie ai fagioli “alla callarara”, ossia con salsiccia di fegato; il medico stimato esalta le qualita’ di “l’ambo e tuoni”, allusione al meteorismo generato da patate e fagioli, una minestra il cui gusto e' semplificato dalla presenza di una piantina selvatica simile alla mentuccia.

A richiesta, gli aneddoti si susseguono, in un ambiente amichevole da osteria di provincia.

Ma dobbiamo concentrarci su una zuppa impegnativa di gnocchetti fatti in casa con fagioli, da corroborare con una buona dose di peperoncino macinato “perche' solo quello macinato consente di assimilare la vitamina B1”, poi passiamo alle polpette di baccala' al sugo, al castrato “governato per undici mesi e mezzo”, agnello alla brace, frittata con gli orapi.

La filosofia sta nel cucinare qualcosa che in casa difficilmente si prepara, un piatto per cui valga la pena andare a cena fuori, riscoprendo sapori trascurati e alimenti difficili da reperire: “In dieci anni ho venduto 50 bistecche. Se proprio un cliente la vuole, gliela cucino, ma cosa pretende di trovarci di diverso da quella che cucinerebbe a casa?”.

I prezzi sono saggiamente garantisti, in tempi di PIL stabile.

Il vizio richiederebbe qualche birra in piu’ nel frigo e un paio di buone bottiglie di whisky nella dispensa.

Thursday, September 22, 2005

Mangiatoie. Checco er carettiere.

“Una mangiatoia in duecento parole. Nutrimenti e dissetanti."

Checco er carettiere, via Benedetta 10, Roma.

Pochi romani, ma tanti giapponesi e americani, che per fortuna sembrano aver dimenticato Pearl Harbour e Iwo Jima. E quindi fanno comunella gastronomica con spaghetti alla carbonara, abbacchio, coda alla vaccinara, involtini alla romana.

E’ una lotta impari, di una tradizione culinaria che vuole contrastare, senza essere apprezzata, la tecnologia digitale in bella mostra sui tavoli, e il futuro a portata di mano non le rende l’onore delle armi.

Quindi i nipoti di Checco si adeguano. Non ti raccontano dei formaggi che stai mangiando e da quale cominciare per non avvilire il palato. Ti servono una macedonia gelata di frigo e consigliano un tiramisu’ saturo di mascarpone.

Il mark-up sui vini, che mi porta a scegliere un Chianti Peppoli, ricorda i tempi del proibizionismo.

Le foto ingiallite alle pareti, memoria dei bei tempi andati, fanno spallucce e suggeriscono di concentrarmi sulle tagliatelle casarecce col sugo di carne, al dente, ottime, e poi digerire un pizzico di delusione con un sempiterno Laphroig.

Il tutto servito in abbondante quantita’, caratteristica che connota anche il conto.

Tuesday, September 20, 2005

8 e 1/2.

Prima puntata di 8e1/2 con l'Elefante e Lerner.

Mangiatoie. L'agrifoglio.

Inauguro oggi, vista la pressione di Gunny, la rubrica: “Una mangiatoia in duecento parole. Nutrimenti e dissetanti."

Proveremo a raccontare in concetti semplici dove siamo stati a cena.

Cominciamo con il ristorante L’Agrifoglio, via Accademia Albertina 38/d, Torino.

Un carrello di formaggi all’ingresso, tovaglie rosse a scacchi in tavola, grissini accatastati sul tavolo come la legna in giardino. Queste sono le prime immagini casalinghe de L’agrifoglio.

L’understatement curato e' confermato dal menu' scritto con calligrafia tonda e bambinesca, tipica delle scuole elementari, e dai due proprietari, che accolgono direttamente l’avventore, senza l’ausilio di camerieri con l’orecchino o i capelli unti.

La sola cosa che risalta, com’e' giusto che sia, e' la qualita' del cibo delle radici piemontesi, presentato senza fantasiose rielaborazioni che spesso malcelano ingredienti non freschissimi.

Porcini fritti, zuppa di orzo e fagioli, trippa all’arneis, fassone, carne cruda al coltello, agnolotti al plin. Tra i dolci spiccano quelli al cioccolato dell’ottimo Guido Gobino. Una cantina assortita di vini e whisky delle terre del nord (Scapa, Ardbeg, Lagavulin) aiuta a dissolvere i pensieri terreni lasciati in dote da una giornata di lavoro.

Ci vuole qualche visita per rendere il proprietario moderatamente affabile; addirittura, dopo qualche portata, azzarda: “Come si dice? Ora va meglio, no?“. E non si trasforma in orco vorace quando comunica il dispendio economico.

Ci sara' pure qualche lacuna? Si', il menu' non cambia molto di frequente ed il frigo delle birre e' pieno di ragnatele, metaforiche ovviamente.

E allora “Vinum bibant homines” (precetto della Scuola Salernitana).

Sunday, September 18, 2005

Sideways.

Ilsole24ore, inserto Domenica, pag. 45, Tempo liberato.

Davide Paolini, nella sua rubrica "A me mi piace", a proposito del film Sideways.

"La propaganda (e' il termine appropriato) contenuta in Sideways e' talmente smaccata da offrire la penosa immagine di un grande vino francese servito in un bicchiere di carta e di esaltare invece un pinot nero californiano quasi per schiaffeggiare i mitici vini di Borgogna. E guarda caso la cantina di Sanford, visitata dai due protagonisti nella contea californiana di Santa Barbara, produce fra le migliori etichette di questo rosso. E qui vive l'enologa Lane Tanner, mito degli appassionati appunto di pinot nero. Il film merita l'Oscar si', ma in nuova categoria: quello della "propaganda"."

Saturday, September 17, 2005

Cena e dopocena.

Cena al ristorante Cookes, Dublin.

Georgina Campbell dice che il ristorante serve "great breads (but not complimentary, and neither are the olives that have become de rigueur to begin this kind of meal), superb salads and fish cooking, and outstanding pasta dishes remain the strengths of this kitchen - good dessert and coffee too..."

Abbiamo chiesto tre "fillets of beef" e ne avevano solo due.
Ho chiesto il Bushmills, qualsiasi annata, e non c'era.
Avevano solo due tipi di birra, di cui una asiatica (a Dublino!), Tiger Beer.


Serata trascorsa in Dawson Street tra Ron Blacks e Cafe' en Seine.

Ecco le recensioni dei locali da parte del sito World's Best Bars.

Ron Blacks: "Large, loud and raunchy, the decor is very cool, with the upstairs lounge a kitschy cool homage to the 70s, with plenty of colourful sofas to lounge on and space to schmooze all the babes. The main bar downstairs gets crowded, with the cocktails poured by skilled staff a big draw."

Cafe' en Seine: "Cafe' en Seine was Jameson’s Pub of the Year, for 2002 and it’s easy to see why. This place was always special, but after a complete refurbishment it re-opened in 2002 to reveal a stunning new interior in an opulent art deco style, reminiscent of turn-of-the-century France. Highlights include a beautiful glass atrium with real 40ft trees, enormous glass lanterns, a Louis XIV bust, grand piano and a French Hotel lift running between the three floors of this spectacular bar. Even with such a grand space they still manage to retain a great atmosphere thanks to clever design and excellent jazz."

Staffa al Leggs di Leeson Street.

Pranzo.

Pranzo al ristorante Dunne & Crescenzi, al 14 di S. Fredrick St., Dublin.

Presente nella guida Bridgestone "100 best restaurants on Ireland", di Sally McKenna and John McKenna.

Bruschetta, focaccia, bresaola, tagliere di formaggi.

Gli ingredienti fondamentali (olio e formaggi) sono italiani.

Thursday, September 15, 2005

Cena.

Cena al ristorante Clarendon, Clarendon Street, Dublin.

Da non prendere la Lemon Tart, mentre e' ottimo il muffin al cioccolato con le noci.

Tuesday, September 13, 2005

Cena.

Cena al ristorante L'Agrifoglio, a Torino.

Ravioli di magro alle erbe.
Assaggio di quattro tipi di formaggi piemontesi; ovviamente i nomi non me li ricordo, sebbene li abbia chiesti ed abbia anche pensato, come Troisi: "si', si', mo' me lo scrivo". Comunque, uno era fatto con latte acido, c'era un vaccino ed un caprino.
Budino al cioccolato con cuore di gianduia di Guido Gobino.
Dolcetto.
Ardbeg.

Non c'e' niente da fare per la birra, ma si mangia decisamente bene.

Visto che ero a cena da solo, mi sono messo a leggere la guida di Raspelli (cfr. post Bandito del 05/01/26). Tra i ristoranti, cita Carmine e Beccaceci nel patrio suolo, a Siena e Trieste nessuno.

Monday, September 12, 2005

Cena.

Cena al ristorante Sotto la Mole, a Torino.

Lardo e culatello con focaccia tiepida.
Tajarin con zafferano, pomodoro fresco e mozzarella di bufala. Ottimi.
Assaggio di tre tipi di formaggi piemontesi (non mi ricordo i nomi, ma c'erano sicuramente un taleggio e un toma).
Birra Pedavena.

Il ristorante, come anche L'Agrifoglio, e' recensito a ragione nelle Osterie d'Italia 2005.

Sunday, September 11, 2005

Gini superiore.

Bandito: "Mauri', hai visto la foto all'inizio del sito?"
Gini: "Sce, quella e' quando stavamo al peket. Che e' molto alcolico? Ma a proposito, chi e' quell'americano che vi ha scritto all'inizio, prima della foto?"

Come Thompson.

Corriere della Sera, sezione Varie, articolo di Matteo Persivale: "Lansdale, la morte e' una Chevrolet nera. Viaggio nell' orrore di un gruppo di serial killer americani - Pagine da brivido: esce il romanzo piu' noir dell'autore texano".

La recensione riguarda l'uscita in Italia del libro di Joe Lansdale "Il lato oscuro dell' anima", traduzione di Umberto Rossi, editore Fanucci, pagine 287, € 13.

"... questo noir senza pieta' ... sarebbe piaciuto a Jim Thompson...".

Proveremo.

Friday, September 09, 2005

Langone su Romito.

Il Foglio.

Pubblicata, nella rubrica "Maccheronica. Guida palatale, inservibile ma preziosa", a cura di Camillo Langone, la recensione del "Ristorante Reale", di Niko Romito, a Rivisondoli.

"... una cucina ricca di ingredienti abruzzesi anche coraggiosi ... ma non altrettanto provvista di personalita'..."

L'ho fatta leggere a Gini.

Aperitivo e cena.

Aperitivo e cena al ristorante dell'albergo Exedra, a Roma.

Americano.
Carpaccio con crema di yougurt.
Ravioli di melanzane con panna.
Agnello in umido.
Birra on tap, con sommo sconforto, come al solito, di proprietari, maitre, camerieri... eheh

Thursday, September 08, 2005

Goodis. La fuga.

Finito di leggere "La fuga" (titolo originale "Dark passage"), di David Goodis.

Incalzante, ansioso, con frasi brevi e fughe nell'introspezione.

Nel 1947, tratto il film omonimo (titolo originale: "Dark passage") di Dalmer Daves, con Bogart e Bacall.

Cena.

Cena al ristorante L'agrifoglio, Torino.

Antipasto con prosciutto e salame piemontesi.
Zuppa d'orzo e fagioli.
Assaggio di quattro tipi di formaggi piemontesi, due caprini e due vaccini.
Non tiene birra.
Dolcetto d'Alba.

Wednesday, September 07, 2005

Cena.

Cena al ristorante Serendip, Torino.

Agnolotti al sugo di arrosto.
Tagliata di manzo.
Non tiene birra.
Morellino di Scansano.
Talisker.

Monday, September 05, 2005

Cena.

Cena al ristorante Eden, a Dublino.

Organic beef and guinness stew.
Birra Guinness.

Sunday, September 04, 2005

Allende.

Visto il film "Salavador Allende", di Patricio Guzman.

Apertamente schierato. Secondo me mostra quanti guai puo' combinare l'applicazione dell'idea politica utopistica di un uomo di grande generosita' e lealta'.

Bastianello.

Bandito e Gunny.

Aperitivo e sfogliatelle con crema da Bastianello, Milano.
Amazing.

Saturday, September 03, 2005

Pranzo e cena.

Bandito e Gunny.

Pranzo alla pizzeria Solo Pizza, viale Umbria, Milano.
Gunny: margherita con mozzarella di bufala.
Bandito: margherita.

Cena al ristorante Le Vigne, Ripa di Porta Ticinese 61.
Bandito e Gunny: gran tagliere di salumi.
Gunny: filetto di maiale con cannella e pistacchi, tortino al cioccolato fondente fuso con peperoncino.
Bandito: terrina di coniglio.
Birra Menabrea.

Friday, September 02, 2005

Aperitivo e cena.

Bandito e Gunny.

Aperitivo all'Hotel Diana Majestic, Milano. Birra.
Cena all'Hosteria Grand Hotel, via Ascanio Sforza 75.
Gunny: testina di vitello, ravioli con melanzane e pecorino di Fossa.
Bandito: culatello, tagliata di manzo.
Birra Menabrea.

Pranzo.

Da Peck.

Risotto mantecato alla milanese.
Sacher Torte.

Thursday, September 01, 2005

Pranzo.

Pranzo da Peck.

Risotto mantecato alla milanese.

Wednesday, August 31, 2005

Nada Surf.

Il 19 settembre esce in Italia il nuovo album dei Nada Surf: "The weight is a gift" (Label: Barsuk).

Tour: 30 novembre, concerto a Milano, al Rainbow

Notizie della indie music.

E' stato realizzato un documentario su Daniel Johnston (cfr. post Bandito del 2005/01/18).

Ha vinto il premio per la miglior regia al Sundance Film Festival 2005 e il premio per il miglior documentario al San Francisco Independent Film Festival 2005.

Vederlo in Italia sara' dura come per i film di Aronofsky.

Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band - The Beatles

1967. La tendenza del momento era il “concept album”: la voga stava divenendo mania e lo divenne effettivamente quando i ragazzi di Liverpool segnarono uno degli highlights della loro carriera suonando nella banda dei cuori solitari del “sergente peperoncino”.
Nel comporre la magica fiaba di Pepperland, the fab fuor subirono decisamente l’influenza della west coast, che in quel periodo ospitava i Doors come lucertole a Venice, Albert Hoffman da Berkley cantore dell’acido lisergico, i Beach Boys surfare sulle onde del successo di “Pet sounds”.
“Pet sounds” racconta del viaggio dell’uomo che si sgancia dall’adolescenza: Paul ne rimase affascinato. Probabilmente perché in molti frangenti di quel mondo lo statement dell’ambiente artistico era il “viaggio”: e dei viaggi c’era anche il capitano, Jerry Garcia, aka “Captain Trip”.
La svolta epocale che i Beatles segnarono con la registrazione, al limite del parossismo (duro' sei mesi), di Sgt. Pepper fu il loro accostamento definitivo al flower power, make love not war, che incastro' definitivamente Lennon piu' avanti.
Cambio' il loro modo di scrivere, piu' maturo, cambio' il modo di fare musica, almeno un po’ psichedelico e sperimentale, cambiarono soprattutto loro quattro; quel modo di pensare, vivere, scrivere, amare, noto come filosofia hippy, sarebbe durato qualche anno: si sarebbe infranto piu' avanti e i Beatles insieme, inesorabilmente. Si, erano cosi' strettamente connaturati.
L’album contiene perle lucenti come “Lucy in Sky with Diamonds”, immaginaria piu' della leggenda intorno al suo titolo (l’acronimo delle iniziali e' LSD); e' una pennellata di Balla, un sorpasso di Senna, un libro di Irvin Welsh; e' la briglia che si scioglie sotto i colpi di mohito: e' la fantasia allo stato puro, il paese dei balocchi, Mangiafuoco…
Allo stesso scintillio arriva anche “A little help from my friends”, sebbene contenga geneticamente una memorabilia: indimenticabile e' l’interpretazione di Joe Cocker a Woodstock, aggrappato alla bottiglia ed all’asta del microfono piu' che agli amici, con la stessa voce da bluesman che e' fluita dalle corde vocali dell’inchiostro che l’ha tracciata.
La preferenza personale, se puo' esserci spazio, va ad una canzone apparentemente innocua, ma con grandi pennellate di quotidiana umanità. E' la vita floreale di chi, tra le milestone del viaggio, ha quella di sedersi con i nipoti sulle gambe; e non c’e' distonia tra il testo della canzone e l’ideologia floreale: l’assenza di sovrastrutture, la dolcezza degli accordi, il modo con cui ti guardero' negli occhi durante la gita alla domenica, il sorriso con cui aggiustero' una lampadina quando "When I'm sixty-four" appaiono le conseguenze sociali di mettere un fiore nella canna di ogni fucile. Potrebbe avere come reprise ideale “Wishin’ and hopin’”.
Nell’album, invece, e' la reprise dell’omonima “Sgt. Pepper” a condurci alla fine dell’album, dopo essere passati per ottimi pezzi, “A day in the life”, “She’s leaving home”, ed altri non assolutamente fondamentali, vero mister Kite?
Le voci del rock sostengono che motivi commerciali avrebbero impedito all’album di contenere “Penny Lane” e “Strawberry fields”. Beh, forse e' un sollievo: non sarebbe divertente per chi compone musica se fosse già stato pubblicato qualcosa di insuperabile. La presenza di “Strawbeey fields” avrebbe consegnato, tuttavia, il permesso al 33 giri piu' conosciuto della storia di contendere un posto nel cuore a quello che resta un capolavoro insuperato, “Pet sounds”.

Tuesday, August 30, 2005

Mastrobirrai.

Inserto "Il giornale del Piemonte" del 30 agosto (all'interno del quotidiano Il Giornale):

"I piccoli mastrobirrai crescono anche nelle terre dedicate al vino", articolo di Amedeo Pettenati, pag. 11, sezione Cultura.

Segnala: Brew Pub di Settimo Torinese, il Grado Plato di Chieri, il Biobirre di Santena, la Beba di Torre Pellice, la Soralama' della Val di Susa, la Troll di Vernante, il microbirrificio di Alessandria, il microbirrificio di prossimo allestimento ad Arti e Mestieri in borgata Parella a Torino, oltre alla Menabrea di Biella, che si e' recentemente dotata di un locale dove si serve la birra prodotta.

Segnala inoltre che sta per uscire in libreria "Microbirrifici d'Italia", edito dalla Gribaudo di Savigliano.

Cena.

Cena al ristorante Mare Nostrum, a Torino.
Hanno ordinato l'aglio rosso di Sulmona.
Anche l'aglio francese sembra non essere male.

Friday, August 26, 2005

Sagra della birra.

Dal 26 al 28 agosto a Raiano.

Thursday, August 25, 2005

Detective Harper.

Ore 2.30 am, Raiuno.
"Detective Harper: acqua alla gola. (The drowning pool)"

Aggiunte alcune varianti, per esempio una precedente relazione tra Lew Archer e la moglie di Slocum, che nel libro non mi pare venga citata.
Oltre al nome di Archer, sono stati cambiati anche i nomi degli altri protagonisti.

Cena.

Cena all'Hostaria dell'Arco, Sulmona.

Lamp' e tuon' (patate e fagioli).
Castrato.
Cassata di Sulmona.
Tuborg.

Alduccio: "Allor uaio', che v'ulet magna'? Na poc d'pastasciutt o lamp' e tuon?"
Gini: "Che? Lampettoni?"
A: "No, lamp' e tuon"
G: "Non ho capito"
A: "Lampi e tuoni, patan' e faciuol. L'sa perche' s'chiamn lamp' e tuon? Perche' dopo c't i sci magnat n'so chiu' ca.. te ma d'chi t've arret."

Friday, August 19, 2005

Pranzo.

Pranzo da Carmine con Massimo.

Ireland.

Cenni dall'Irlanda, piu' devota al turismo ed alle relative speculazioni rispetto a 11 anni fa.

Cene:

Riverside Bistro a Dungloe, regione del Rosses (Na Rossa, in gaelico), contea di Donegal. Niente di particolare, se non un buon salmone. Avevo provato alla Leo's Tavern (Meenaleck, vicino Crolly), il locale dei genitori di tre componenti dei Clannad e di Enya, ma era tutto pieno.

Monk's Bar a Ballvaughan, contea di Clare. Homemade seafood chow, gustosa, e' una crema con pezzi di pesce fresco e limone. Fillet of salmon discreto.

Treyvaud, Killarney, contea di Kerry. Apertura recente, un paio d'anni, rielabora le ricette tradizionali con influenze continentali, spesso troppo francesi.

Foley's Restaurant, Killarney, contea di Kerry. Tradizionalissimo, addirittura con pianoforte all'ingresso. Sicuro, quindi senza particolari picchi.

Eden, Dublin. Nomen omen. Zuppa di carote, rosmarino, mascarpone e pepe. Organic beef and guinness stew. Organic irish oak salmon.

Brazen Head, 20 Lower Bridge Street, Dublin. Asserisce di essere il pub piu' antico d'Irlanda (1198).



Pranzi (di passaggio):

La Maison des Gourmets, 15 Castle Market, Dublin. Dalla Lonely Planet: "Il menu' e' limitato ma le tartine con melanzane alla griglia, pesto o altri condimenti del giorno, le insalate e i piatti di charcuterie sono divini...". Un filo esagerato il commento.

The Phoenix Bar, a Bundoran, contea del Donegal. Molto fornito per birre on tap: Guinness, Carlsberg, Harp, Budweiser, Bulmers, Heineken, Tennent's, Smithwick's.

Gruel, 68a, Dame Street, Dublin. Dalla Lonely Planet: "Quest'originale locale, che non sembrerebbe fuori luogo nel centro di New York, serve sandwich favolosi (con verdure o carni biologice arrosto), fresche insalate ...". Favoloso e' troppo, ma non e' affatto male.



Arte:

"La cattura di Cristo", di Caravaggio, alla National Gallery, Dublin. Appendero' una stampa a casa.





Dalla stessa galleria, ti segnalo anche un pittore che non conoscevo, Francis Danby (1793-1861), e il suo spettacolare: "(Apocalypse) The opening of the sixty seal".

James Joyce Bridge, di Santiago Calatrava, Dublin.



Storia e natura:

Achill Island, contea di Mayo.

Burren e Poulnabrone Dolmen, contea di Clare.

Cliffs of Moher, contea di Clare.

Killarney National Park (Ross Castle, Muckross House, Meeting of Waters), contea di Kerry.

Rock of Cashel, contea di Tipperary.

Kilkenny Castle, contea di Kilkenny.

Guinness Storehouse, Dublin.

Wednesday, August 03, 2005

Il film noir americano.

Acquistato il libro "Il film noir americano", di Leonardo Gandini (docente di storia del cinema al DAMS di Bologna), edito da Lindau, collana Strumenti.

Tuesday, August 02, 2005

Cena.

Cena al ristorante Mare Nostrum, Torino.

Antipasti: bruschettina sgombro e pomodorini, involtino di spada e scamorza, cannolicchio gratinato, asparagi di mare in pastella di birra, alice fritto, pesce cipolla con sugo di pomodoro.
Arrosto con nasello e gamberi.
Birra Moretti con secchiello.

La quantita' di alici per le linguine al pesto marinaro e' di circa 4/5 alici a persona.

Monday, August 01, 2005

Cena.

Cena al ristorante Mare nostrum, Torino.

Spaghetti alla chitarra al pesto di Pantelleria (aglio, capperi, basilico, mandorle tritate, sedano, aggiunta di tonno e ricciola).
Arrosto con chateaubriand di tonno, calamari, pesce cipolla (detto, in gergo siracusano, cipuddazza; e' un pesce simile allo scorfano dal colorerosso).
Fior di latte (con pochissima colla di pesce) con fragole a pezzetti.
Birra Moretti con secchiello.
Vino sacramentale.

Mi sono dimenticato di chiedere le quantita' per la ricetta delle linguine al pesto marinaro. Domani sera cerchero' di rimediare.

Sunday, July 31, 2005

If I Should Fall From Grace with God - The Pogues

E' tra le migliori performance degli irlandesi Pogues.
“Rum, sodomy & the lash” e', probabilmente, piu' completo, ma anche in quest’album stillano ancora gocce di energia della vena creativa dell’epatico Shane McGowan.
Ne e' testimonianza la sanguigna, garibaldina “Fiesta”; si puo' leggere tra le righe l’autobiografia piu' sincera del gruppo: gli alcolici piu' disparati, brandy, half corona, cinquanta “cincampari”, la voglia di non prendersi molto sul serio, l’avversione nei confronti del sistema, mentore del feeling di Shane con il punk, espressa con l’astio verso Elvis Costello, “el rey del America” precedente produttore della band, ora nuovo sposo di Cait O’Riordan. Sembra una rilettura atipica delle scorribande di un giovane Hemingway, tra buone dosi di mohito, preparati dal suo fedele barman Constante, corride raccontate con la foga di chi ha una banderilla sulla schiena, la paura di non essere compresi per cio' che si e' davvero.
Il richiamo alla tradizione celtica, cui il gruppo e' molto legato, torna continuamente: il coro dei ragazzi del NYPD che intona “Galway bay”, un vecchio uomo che canta “The rare old mountain dew”; entrambi i riferimenti si scorgono nell’apparentemente struggente “The fairytale of New York”: dolce melodia interrotta a tratti dalle accuse di Shane e Finer che ricordano come in qualsiasi posto ove tu vada, beh, potrai vivere ovunque ma da nessuna parte ti sentirai a casa e potrai amare come in Irlanda.
Di tutt’altra fattura e' invece la nervosa “Bottle of Smoke”: scalciante come il cavallo Bottle of Smoke, protagonista involontario di questo racconto, fumosa e torbida come i locali favoleggiati da Tom Waits, dura come puo' essere la vita per chi non ha altro che sperare la fortuna nel gioco d'azzardo.
La stessa evocazione di tristezza, ma vista dall’altra parte, e' quella che descrive Phillip Chevron in “Thousand are sailing”; racconta, e ci piace collocarla in quel frangente storico, la fuga di migliaia di irlandesi verso il mondo scintillante d’oltreoceano, dopo la carestia che afflisse l’Irlanda nei primi anni del secolo, dovuta al morbo delle patate. La melodia e' armoniosa come lo sguardo tenero delle madri ai figli al porto di Cork, come i soldi nascosti sotto il cappello, come l’attaccamento alla speranza e il coraggio di chi, nonostante tutto, rimane vivo dentro. Ci piace pensarla cosi', perche' allora anche la stirpe italica con le valigie di cartone, cui De Gregori stacca un biglietto di terza classe per navigare fino in America, era capace di quei sentimenti.
Stop the drop! “South Australia” e' un ritmo travolgente, una ballata popolare energica, una corsa a perdifiato, doppiando Capo Horn; e' la vitalita' ribelle di Holden Caulfield che gira per la citta' sprezzante...
Merita sicura citatazione “Lullaby of London”. Conferma la sensibilita' di uno strano Shane, forse la volonta' di percezione di un sentimento di affetto, di lucida calma, di tranquilla serenita' in una vita spremuta ogni giorno. E dopo quest'attimo di respiro tutto ricomincia a scorrere veloce: “The Battle March Medley”, “Sit Down By The Fire”, “The Broad Majestic Shannon”.
E poi ancora “Medley”, per restare nella tradizione ed in particolare nella schiettezza celtica che ha reso l’Irlanda limpida come i suoi cieli e accogliente come i suoi immensi prati.
Assurge ad epilogo, ma non a monito, “Worms”, dal testo ironico: appena qualche strofa per confermare questa band che non si prendera' mai sul serio, neanche di fronte alla morte. E non e' un caso, forse, che questo motivo si trovi alla fine dell’album, come per sancire l’ottima chiusa di un periodo di grazia, appunto “grace” come nel titolo dell’album, quella grazia che i prodromi dei Pogues Mahone difficilmente troveranno ancora.

Saturday, July 30, 2005

Cena.

Cena al ristorante "Lungo la notte", Milano.

Antipasto di prosciutto di Langhirano, lardo di Colonnata, salame, soppressata.
Spaghetti fatti in casa al ragu' di coniglio.
Torta alle due farine (cd. Bertoldina).
Becks.
Cognac Ragnaud-Sabourin, Riserva Speciale, 20 anni di invecchiamento.

Thursday, July 28, 2005

MacDonald.

Acquistato il secondo libro di Ross MacDonald edito da Hobby & Work, serie Crimen.
Si intitola "Il vortice" (titolo originale "The Drowning Pool").

Ti segnalo che dal romanzo e' stato tratto un film omonimo, girato nel 1975 da Stuart Rosemberg, con Paul Newman nella parte di Lew Harper.
Vuoi la motivazione perche' Harper e non Archer? Questo e' quello che ho trovato:

As legend has it, Newman had such success with his 1963 film "Hud" that he thought there was some kind of magic in having a single-word title that began with the letter "H."

Calatrava.

Dal sito del Chicago Architecture.

The Fordham Spire.
Built: 2006 - 2009.
Cost: $500,000,000.00
Designed by: Santiago Calatrava.
Type: Skyscraper.
Stories: 115.
Maximum height: Approximately 2,000 feet / 610 meters (1,458 feet / 444 meters to the roof).
Location: 346 East North Water Street.

Tuesday, July 26, 2005

Boston, MA.

2005/07/25

Drink al bar del mio albergo, The Last Hurrah all'Omni Parker House.
Lite Miller.

Cena, e che cena, da Prezza, al 24 di Fleet Street, North End.
Il ristorante si chiama "Prezza" in onore delle origini della grandmother dello chef e proprietario Anthony Caturano.
Wood Grilled Squid and Octopus, braised white beans and toasted parsley.
Cioppino: Stew of Lobster, squid, mussels, clams and shrimp in a tomato broth with grilled bread.
Peccato per la salsina (a base di uova, simile alla maionese) sul grilled bread.
Congratulations per il resto.

2005/07/24

Drink al pub irlandese M.J. O'Connor's.
Coors fresca on tap.

Cena da Euno, al 119 di Salem Street, North End, zona italiana.
"Bruscetta" dignitosa e grilled swordfish gradevole.
Heineken.

Brunch da "The Hungry I", chef Peter Ballarin, al 71 di Charles Street, dietro Beacon Hill.
Green salads con salsine come entree, French toast with ham come piatto, Walnut Pie per dolce.
Troppo francese.


2005/07/23

Drink all'Excelsior, al 272 di Boylston Street, sempre downtown.
Vodka Martini.

Cena da Stephanie's on Newbury, al 190 di Newbury Street, vicino al Boston Common, il parco cittadino.
Lobster salad roll: fresh lobster meat tossed in mayonnaise, lemon and mustard, served on toasted brioche roll with french fries and cole slaw.
Birra on tap.
Recentemente, appena dopo Stephanie's, ha aperto "Emporio Armani"; ovviamente per cena era tutto pieno. Parcheggiate davanti 2 Lamborghini e una Ferrari.

Aperitivo al Lenox Hotel, al 61 di Exeter Street a Boylstone.
Lite Miller.
(A proposito di aperitivi.Qualche tempo fa ti avevo spedito un sms riguardante l'aperitivo da Bulgari, a Milano.Dai un'occhiata.)

Pranzo all'Antico Forno, al 93 di Salem Street, sempre North End.
Pizza margherita, cotta nel forno a legna, con mozzarella di Bufala.
Birra Heineken.
___

Girando per il North End, tra Hanover Street e Salem Street, trovo il "Sulmona Meat Market" al 32A di Parmenter Street.
Entro e chiedo se qualcuno ha origini abruzzesi.
Mi risponde Dominic (Domenico Susi) dal retrobottega, alle prese con un pezzo di beef: "So' delle Cavat', sopra a Sulmon'".
Dominic mi dice che andra' in Italia il giorno successivo, 24 luglio, per la Giostra Cavalleresca.
Sentita la conversazione, una signora che stava scegliendo la carne al bancone interviene con un perentorio: "I' so d'Porta Napoli".


2005/07/22

Drink al Gipsy Bar, al 116 di Boylston Street
Lite Miller.

Cena tradizionale da Jacob Wirth, right in Boston's Theatre District, al 31-37 di Stuart Street.
Grilled 6oz Petite Filet Mignon, served with Lemon Herb Butter, Smashed Red Bliss Potatoes and Sauteed Garlicky Spinach.
Birra Samuel Adams.

Biretta fresca come aperitivo al Beantown Pub, al 100 di Tremont Street, nel Financial District di Boston.
Hanno lo Jaegermeister cold on tap, la bottiglia sottosopra al bancone!
Outside it's America.

Sunday, July 24, 2005

Cena.

Cena al ristorante Mare Nostrum, Torino.

Come sempre all'altezza.

Zuppa con fagioli, cereali e tre tipi di crostacei. Assaggio.
Rigatoni al sugo di triglia e carciofi.
Triglia al cartoccio, con olio, limone e capperi di Pantelleria.
Birra Moretti da 66 cl. Ma ha promesso che la prossima volta fara' di meglio, magari una Menabrea.
Vino sacramentale.

Confermo il punteggio.

Wednesday, July 20, 2005

Colazione.

Colazione al Caffe' Lavazza, a Torino.

"Aperto da poco, e' moderno, chic e ricercato."

Dal sito: "La storia del San Tommaso 10 si intreccia con quello di Lavazza. In questo locale nel centro di Torino - tra via Garibaldi e piazza Castello - e' nata infatti la prima drogheria, quella in cui Luigi Lavazza ha cominciato a creare le originali miscele di chicchi che di li' a breve porteranno al primo caffe' Lavazza".

Tuesday, July 19, 2005

Ortoressia.

Da "Il Foglio" di oggi, rubrica Andrea's Version:
"L’occidente e' alla frutta. Lo ha sostenuto Eufic, l’European Food Information Council, che dopo l’anoressia e la bulimia ha scoperto la diffusione dell’ortoressia. Che cos’e' l’ortoressia? Semplice, un nuovo tipo di “disordine alimentare” che vede le persone ossessionate dalla ricerca di un’alimentazione sana. Che se uno ti dice: “Ho trovato una trattoria dove si mangia di merda, andiamo subito!”, quello per l’Europa e' una persona a posto. Se no, un po’ ortoressico..."

A proposito della mia ortoressia, mi ero dimenticato di postare una manifestazione eclatante di tale disordine alimentare:
Ponte del 2 giugno.
Cena da Beccaceci, a Giulianova.
E basta.

E oggi nuova cena ortoressica al ristorante Mare nostrum, Torino.
Assaggio di Yrnm come aperitivo.
Spaghetti alla chitarra al pesto di Pantelleria (aglio, capperi, basilico, mandorle tritate, aggiunta di tonno).
Occhiata arrosto (appartenente alla famiglia degli Sparidi, simile al sarago), con gamberi di Imperia grigliati.
Birra Moretti con secchiello.

Monday, July 18, 2005

Cena.

Cena al ristorante Mare nostrum, Torino.

Piccoli antipasti: bocconcini di palamito (tonnetto), involtini di spada con scamorza affumicata, cannolicchi gratinati, polpettine di dentice, asparagi di mare in pastella di birra, alici alla siciliana, pesce cipolla in guazzetto di pomodori, olive e capperi.
Pesce luna arrosto.
Birra Moretti con secchiello.
Liquore al cedro.

Saturday, July 16, 2005

Cena.

Cena al ristorante Tre merli, Trieste.

Orecchiette al granchio fresco.
Branzino al sale.
Torta al limone.
Birra on tap.

FVG.

Colazione al Caffe' Tommaseo, Trieste.
Dal sito: "Caffe' di antiche tradizioni essendo uno dei Locali Storici d'Italia ed il piu' antico Caffe' di Trieste, aperto nel 1830 dal padovano Tommaso Marcato, venne fatto decorare dal pittore Gatteri ed adornato di grandi specchiere, appositamente giunte dal Belgio."

Visita alla Grotta gigante, a 15 km da Trieste, sul Carso Triestino.
Nel Guinness dei Primati 1995 come caverna turistica piu' grande del mondo.
La sala e' alta 107 metri, lunga 280 metri e larga 65 metri.

Pranzo all'osmize Ostrouska, a Sagredo.
Prosciutto, lardo, salame e formaggi caprini e vaccini.
Gnocchi di spinaci al pomodoro.
Grappa bianca fatta in casa.
"L'origine delle osmice-osmize risale al periodo austro-ungarico quando ai contadini venne data la possibilita' di vendita diretta di vino ed altri prodotti agricoli per otto giorni. Da qui il nome: otto in sloveno, infatti, si dice osem, da cui osmica - triestinizzato "osmiza". ... l'apertura delle osmize viene indicata con un ramo d'edera appeso ai principali incroci stradali e nei pressi dell'osmiza stessa."

Essendo gia' stato in altre osmize, avevo riscontrato l'influenza austro ungarica lo scorso anno a Vienna, quando mi e' capitato di cenare in un Heuriger (la parola indica il vino dell'ultima vendemmia), che mi ricordava molto il concetto di osmize.
Gli heuriger sono le locande, segnalate anche in questo caso con la fronda, in cui si beve il vino novello e si mangiano piatti tradizionali.
(A proposito di Vienna. Aperitivo al Karntner Bar, american bar progettato da Adolf Loos agli inizi del 1900. Martini dry al bancone.)

Thursday, July 14, 2005

Gita a Liege, da Gunny.

2005/03/13

Bandito e Gunny.

Pranzo al bar di fronte al mercato all'aperto di Liege.
Boulet frites a la liegeoise, pomme de terre.

2005/03/12

Bandito e Gunny.

Cena al ristorante La part des anges, Liege.
Merluzzo su letto di patate e crema di rape.
Birra on tap.

Cena.

Cena al ristorante "La fettunta", Milano.

Tagliolini con calamari e asparagi.
Filetto media cottura, contorno di insalata verde.
Birra on tap, lightly sgasata.

Ovviamente Mare Nostrum e' un'altra cosa.
"Mangiare e' una necessita', mangiare intelligentemente e' un’arte".
(La Rochefoucoult)

Monday, July 11, 2005

Thompson e Willeford.

"In fuga" e "Colpo di spugna" di Jim Thompson (cfr. post di Bandito del 19 febbraio 2005).

Entrambi molto validi.
Tra l'altro, ti segnalo che dal romanzo "In fuga" e' stato tratto il film "Getaway" (versione del 1972 di Sam Peckinpah, con Steve McQueen; versione del 1994 di Roger Donaldson, con Alec Baldwin e Kim Basinger).
Da "Colpo di spugna", Tavernier ha invece tratto l'omonimo film (Coup de torchon, 1981) con Philippe Noiret (non l'ho visto).
Giusto per completezza. Thompson pubblico' nel 1952 il romanzo "L'assassinio che e' in me". Kubrik lo lesse e decise di contattare Thompson per la sceneggiatura di "Rapina a mano armata" (1955, primo film di SK, direttamente ispirato al testo, che ho trovato nella serie DVD Cult) e "Orizzonti di gloria" (1957).

Completata anche la lettura del romanzo "Tiro mancino" di Charles Willeford (cfr. post Bandito del 18 febbraio 2005).
Come al solito all'altezza, con il detective Hoke Moseley in gran forma, e una serie di sgangherate figure di contorno tra cui spicca "Troy Louden, ... una delle figure criminali piu' magnetiche e dirompenti nate dalla penna di uno scrittore" (Marcos y Marcos).

Cena. Come Dio comanda.

"Gustare un piatto fatto come Dio comanda e' uno dei piaceri solitari piu' raffinati che l'omo possa godere, da non spartirsi con nessuno, manco con la pirsona alla quale vuoi piu' bene" (Gli arancini di Montalbano).

Cena al ristorante Mare Nostrum, Torino.

Antipastino di (i) ventresca di tonno ai sapori mediterranei e (ii) sarde avvolte in foglie di alloro.
Ferrazzuoli al sugo piccante di polpo.
Arrosto con chateaubriand di tonno, calamari, triglie, gamberi.
Birra Moretti, nel secchiello.
Dalwhinnie, 15 anni.

Sunday, July 10, 2005

Ricette.

Per non disperdere le ricette, come quella parrozzo.

Ecco le linguine al pesto marinaro, che ti avevo inviato in e-mail (tratta da un libro di Slowfood molto utilizzato dal ristorante Mare Nostrum).

Diliscate le alici e pestatele in un mortaio con un cucchiaino di sale grosso fino a ridurle in poltiglia.
Tagliate a strisce sottilissime il peperone e soffriggetelo nell'olio insieme agli spicchi d'aglio schiacciati.
Dopo 5 minuti, togliete l'aglio e aggiungete la poltiglia di alici e del peperoncino a pezzetti; unite del vino bianco e lasciate cuocere la salsa per 5 minuti.
Spegnete e aggiungete meta' origano e prezzemolo tritati finemente.
Mantecate la pasta scolata molto al dente e prima di servire cospargete con origani e prezzemolo tritati, aggiungendo del pecorino grattugiato.


Nella pagina successiva, il libro citava gli gnocchetti orapi e peperoncino del ristorante "Il pescatore", a Villetta Barrea.

Coccodrillo.

Ilsole24ore, inserto Domenica, pag. 33.

Obituary/2 - Ed McBain.

La doppia vita (letteraria) di Salvatore Lombino - articolo di Laura Grimaldi.

Chandler.

Ancora Corriere della Sera, pag. 29, sezione Cultura.

"Rilettura. Un Meridiano riapre il dibattito sull'autore de "Il grande sonno" - Dal giallo ai classici, la rinascita di Chandler - A lungo confinato nel ghetto degli scrittori polizieschi, ora il padre del detective Marlowe e' accolto tra i grandi". L'articolo e' di Ranieri Polese.

L'articolo segnala l'uscita del primo dei due Meriadiani Mondadori dedicati a Chandler (1.654 pagine, € 49, curato da Stefano Tani).

Riunisce gli scritti risalenti agli anni 1933-42: le pulp stories, il racconto fantastico "La porta di bronzo", i primi tre romanzi con Marlowe (Il grande sonno, Addio mia amata, La finestra nel vuoto).

Le traduzioni sono nuove sia per i romanzi (Laura Grimaldi, vedi post successivo sulla morte di Ed McBain) che per i racconti (Sergio Altieri).

Colonia olandese.

Corriere della Sera, pag. 21, sezione Cronache.

"Italia a tutta birra. Anzi no. Chiude la fabbrica la fabbrica storica" - Conto alla rovescia per la Pedavena, marchio della Dolomiti. I bevitori insorgono: deve restare qui, questa bionda e' un mito.
(cfr. post Bandito 1 novembre 2005)

Tra l'altro, l'articolo contiene un'overview delle birre italiane:
Moretti, friulana, fondata nel 1859, oggi del gruppo Heineken.
Peroni, fondata nel 1846, oggi del gruppo sudafricano SabMiller.
Forst, italiana, che prende il nome da Foresta, la frazione di Lagundo (vicino Merano) dove c'e' la fabbrica.
Von Wunster, di Bergamo, oggi del gruppo Heineken.
Wuhrer, di Brescia, fondata nel 1829, oggi del Gruppo Peroni, quindi Heineken.
Menabrea, di Biella, del Gruppo Forst.
Theresianer, di Trieste, oggi della Hausbrandt di Treviso.
Castello, friulana, nata del 1997 quando l'Heineken la cede alla Moretti.
Morena, prodotta dalla Tarricone, a Potenza.
Ichnusa, sarda, la conosciamo bene, "Fromage et biere", fondata nel 1912, oggi fa parte della Heineken.

Sembriamo una colonia olandese.

Saturday, July 09, 2005

MacDonald.

Visto che parliamo di libri, eccoti i riferimenti dei libri di Ross MacDonald acquistati su Ebay, tutti della collana "Il giallo Mondadori":

"Segreto di famiglia", n° 644, 24/10/1961 (The Ferguson Affair).
"Il sangue non e' acqua", n° 773, 24/09/1962 (The Zebra-Striped Hearse).
"Il vespaio", n° 882, 26/12/1965 (The Far Side of the Dollar).
"Paura di vivere", n° 1072, 17/08/1969 (The Instant Enemy).
"Il mondo e' marcio", n° 1114, 07/06/1970 (The Goodbye Look).
"La bella addormentata", n° 1324, 16/06/1974 (Sleeping Beauty).
"Lew Archer e il brivido blue", n° 1507, 18/12/1977 (The Blue Hammer).

Poi, come ti dicevo, la Hobby & Work ha da poco pubblicato "Bersaglio mobile" (The Moving Target), all'interno della Serie Crimen.

When I finally caught up him with Abraham Traheame...

Il foglio, pag. IV.

Articolo su Lansdale e Crumley (cfr. post di Bandito del 10 gennaio 2005).

"Campioni di anarcoscrittura. Joe Lansdale e James Crumley. L'anima libera e selvaggia del grande Texas".

Riporta anche l'incipit, che Crumley ha impiegato 8 anni a scrivere, de "L'ultimo vero bacio":

"When I finally caught up him with Abraham Traheame, he was drinking beer with an alcoholic bulldog named Fireball Roberts in a ramshackle joint just outside of Sonoma, California, drinking the heart right out of a fine afternoon."

Friday, July 08, 2005

Pranzo.

Pranzo alla Taberna di San Tomaso, Milano.
L'abbiamo citata poco, pur frequentandola appena possibile.
Elevata qualita', per gli standard di un pranzo rapido in centro.
Insalatona d'orzo, condita con olio e limone, con carote, insalata, pollo.
Tiramisu'.

Tuesday, July 05, 2005

Sbafata.

Cena al ristorante Mare Nostrum, Torino. Per me e' come la trattoria di Calogero dove si va a sbafare Montalbano.

Spaghetti alla chitarra al Pesto di Pantelleria con tonno e ricciola.
Arrosto misto, composto da gamberoni e polpo.
Mousse di cioccolata fondente e bianca, servite su crema spolverata al cacao.
Birra Moretti, con secchiello.
Vino sacramentale.

La mistica del Negroni contro il mojito

Articolo di Camillo Langone su Panorama del 1 luglio 2005:

A 86 anni il drink inventato da un nobile fiorentino torna in auge per contrastare la stagione delle bevande moderne. Come approfittare di un rito etilico antico e molto seducente.

Se ci fate caso c'e' un nuovo rito di passaggio. Gli antichi riti si leggono sui libri: i primi pantaloni lunghi, la prima visita al casino, da quelle certe signorine, fra i lazzi degli amici gia' esperti...
Il nuovo rito si beve nei migliori bar ed e' un cocktail che ha quasi novant'anni.
Passare dal mojito al Negroni, inventato nel 1919 dal conte omonimo, significa lasciarsi alle spalle il vulgo profano, schiavo dello zucchero come tutti i poppanti, per entrare nell'olimpo dei bevitori che prediligono l'amaro. Come dire, in campo vinicolo, passare dal Fragolino al Barolo.
Si sta parlando di un'iniziazione e quindi c'e' bisogno di un luogo iniziatico, ma mentre per la prima comunione va bene qualsiasi chiesa, per il primo Negroni non va bene qualsiasi bar.
L'Italia pullula di baristi sciatti che mettono troppo gin (risultato: una bomba alcolica) o troppo Martini (risultato: una melassa dolciastra), per non parlare dei bicchieri sbagliati, delle olive marcette o delle patatine rancide.
L'ideale sarebbe andare a Firenze, dove il cocktail e' nato, per affacciarsi al bancone dello storico Caffe' Rivoire di piazza della Signoria. Qui il capobarman si chiama Luca Picchi ed e' l'appassionato autore dell'unico libro scritto sull'argomento che ci sta tanto a cuore: Sulle tracce del Conte. La vera storia del cocktail Negroni (edizioni Plan).
La sua e' una vita per la causa e quando prepara il magico miscuglio appare quello che effettivamente e', il sommo sacerdote di una raffinatissima religione alcolica. Un culto misterico con risvolti semisegreti.
La composizione del cocktail e' stranota (1/3 London Dry Gin 1/3 Bitter Campari 1/3 Vermut rosso) ma quasi nessuno conosce l'importanza del ghiaccio, che dev'essere tantissimo e freschissimo, di giornata, altrimenti e' pieno di microfessure che ne accelerano lo scioglimento. E un Negroni annacquato mette tristezza.
Lando Buzzanca la settimana scorsa ha assaggiato il Negroni di Picchi e non credeva alle sue papille.
Ha costretto il nostro eroe a fargli dono del libro, per scoprirne i trucchi.
Per esempio: e' bene che le bottiglie di gin, Campari e Martini siano tenute in frigo cosi' da avere un Negroni subito a bassa temperatura, sempre per scongiurare lo scioglimento del ghiaccio. A Firenze un altro Negroni perfetto si beve al Caffe' Cibreo, in via del Verrocchio.
Altrove in Italia se ne trovano di piu' che potabili all'Harry's Bar di Venezia, al Blue Bar di Riccione, al bar dell'Hotel d'Inghilterra a Roma, al Gambrinus di Napoli, al Bar Basso di Milano, dove pero' bisogna evitare il Negroni sbagliato (spumante al posto del gin), inventato in loco nel 1972, che per un bevitore dell'olimpo di cui sopra e' una ripugnante eresia.
Elisabetta Rocchetti fra un set di Verdone e uno di Dario Argento beve Negroni al Caffe' della Pace, dietro piazza Navona a Roma.
«Mi fa sentire piu' grande, lo prendevano i miei genitori». La stessa idea di iniziazione che si tramanda ha il sociologo Ivo Germano: «Il Negroni rappresenta gli anni Sessanta, l'Italia vera, viva e felice. Lo zio complice che ti portava al bar e ti offriva da bere, rimirando la ragazza alla cassa». Oggi c'e' in Riviera romagnola un cuoco immaginifico che il Negroni lo serve solido, in un piatto pazzesco che si chiama la Scatola dei pesciolini perche' consiste in un astuccio tipo scatola dei cioccolatini, solo che all'interno anziche' i gianduiotti ci sono delizie di mare, come il minitoast di canocchia cruda e gelatina appunto di Negroni. Il cuoco e' Raffaele Liuzzi della Locanda Liuzzi di Cattolica, localita' il cui nome ci e' particolarmente caro (se si chiamasse Islamica il Negroni vi sarebbe proibito).
Ma grandi cuochi e grandi baristi non bastano per garantire l'esperienza mistica che questo cocktail puo' dare.
Per l'estasi completa ci vuole una compagnia adeguata, insomma per farla breve una donna. Che non sia pero' una donna da mojito, una di quelle tipe bevo-ma-non posso, velleita' tropicali e gusti puerili.
Dev'essere una donna da Negroni: di solito (esperienza personale) e' una ragazza magra che pesa la meta' di te e contro ogni logica lo regge il doppio di te, accidenti.

Monday, July 04, 2005

Aperitivo e cena.

Cena al ristorante Mare Nostrum, Torino.
8 tipi di antipasti (bruschettina con suri, pomodorini e capperi, asparagi di mare in pastella, polpo, etc.).
Rigatoni al ragu' piccante di polpo.
Birra Moretti, con secchiello.

Aperitivo al Mood, Torino.
"Una delle piu' giovani e trendy librerie cittadine. Tante le frecce all'arco di questo bello spazio a un passo da via Roma: la prima e' l'allestimento curato dall'architetto Rosental, la seconda e' la presenza tra gli scaffali dello scrittore-libraio Luca Ragagnin, la terza e' che oltre a essere una libreria ben fornita, Mood e' anche un bar di altissima qualita' dove prendere un caffe' o un aperitivo sfogliando qualche volume."

Biere Pietra. Poi spritz.

A proposito della Birra "Pietra":
"Biere de specialite, fermentation basse, tirant 6° d'alcool et affichant une belle robe ambre'."

Acquistati gli ultimi due libri di Camilleri: (i) La luna di carta, protagonista Montalbano; (ii) Il medaglione, protagonista il maresciallo dei carabinieri Antonio Brancato, storia pubblicata originariamente sul calendario dei Carabinieri del 2005.

Thursday, June 30, 2005

Let it bleed - Rolling Stones

Disco apertamente osteggiato su più fronti, “Let it bleed” appare come la versione spietata, almeno dal titolo, del quasi omonimo beatlesiano “Let it be”. L’alone di leggendaria cattiveria non si traduce poi, in effetti, nel contenuto dell’album. I problemi, anno 1969, furono più che altro legati alla morte di un ragazzo 18enne, Meredith Hunter, accoltellato durante il concerto degli Stones, allo Speedway di Altamont.
La traduzione letterale del titolo (letteralmente “Lascia che sanguini”) sembrò una beffa del destino, ma gran parte dell’establishment pose la band sotto accusa per l’eccessività di alcuni dei loro testi e del comportamento spesso violento. E forse non a torto.
L’anno precedente era stata pubblicata, infatti, una delle loro canzoni più famose, intitolata però “Sympathy for the devil”, inclusa nello splendido “Beggar’s Banquet”; a luglio dello stesso anno 1969 era morto, putroppo, the leading Brian Jones, annegato nella piscina di casa, nel Sussex, e sembra non a causa di un’onda anomala.
L’album venne registrato in un’atmosfera che definire stridente e' un eufemismo. Non tutta la band era d’accordo sui contenuti e la morte di Jones, la cui batteria e' presente tuttavia in due canzoni, forse sfaldò quel briciolo di consenso ancora presente.
Probabilmente sono questi i momenti in cui si forgiano i miti della musica rock. La loro faretra aveva espresso uno dei migliori titoli della loro discografia, accompagnata da una copertina dissacrante: i diversi elementi circolari (una torta,una pizza di un film, un copertone ...) che formano un castelletto nel lato anteriore (idealmente legati ai Beatles?) si sfaldano in mille pezzi nella parte posteriore (la dura realtà che gli Stones non nascondono?).
Le registrazioni contarono, tra l’altro, sulla partecipazione di due elementi di ottima foggia: il chitarrista Ry Cooder e il prevalentemente tastierista Al Kooper.
Non tutti i brani sono memorabili, sebbene valga la pena di ascoltarne qualcuno con particolare attenzione. Il riferimento e', senz’altro, per “Gimme shelter”, “Love in vain” e “Midnight rambler”. Proprio in questo vagabondo di mezzanotte stanno le note più caratteristiche della vena creativa di quel periodo. Considerazione a parte merita una canzone entrata a pieno titolo nell’olimpo del rock ‘n roll: “You can’t always get waht what you want”. Scintillante da un lato, rabbrividente dall’altro, soprattutto per chi la ricorda leit motiv degli attimi iniziali dell’altrettanto straordinario “Fandango”. Consentitemi di ricordare una persona fantastica, legata a questo motivo, lo cantava con la erre blesa, e l’amava particolarmente.

Wednesday, June 01, 2005

Apple.

Ho il mio iBook G4 da 12 pollici!

Tuesday, May 31, 2005

Highway 61 Revisited - Bob Dylan

La statale 61 corre attraverso gli Stati Uniti per consegnare ovunque la musica blues. Bob Dylan, nel 1965, era un giovane di ottime conferme, ed ebbe l’idea di rivisitare idealmente gli stili musicali, per una commistione di blues, folk, country, rock: i suoni della strada del blues andavano riletti, “Highway 61 revisited”.
Era in periodo di pieno cambiamento e si stava scostando, ma solo nel modo di concepire la musica, dal suo maestro Woody Guthrie. Il menestrello folk del Signor Tamburino e delle parole nel vento imbraccia la chitarra acustica o elettrica? Probabilmente l’ottima versione elettrica di “Mr. Tambourine man”, edita nello stesso anno da McGuinn e i suoi uccelli, completo’ la trasformazione. Le critiche, furiose in qualche caso, non mancarono: definire “un invito a scendere dal palco” le critiche degli spettatori infervorati del festival di Newport del 1965 e’ un eufemismo. Era il concerto del folk: Pete Seeger, Joan Baez, Peter Paul & Mary. Lui, invece, aveva avuto l‘ardire di impugnare per davvero il sogno elettrico, esibendosi insieme a Paul Butterfield ed alla sua Blues Band, pubblica eresia del depositario di “This land is your land”.
La risposta era il suo viso stralunato sulle copertine di “Highway 61”, capolavoro secondo alcuni, tradimento secondo altri. L’album usci’ quasi contemporaneamente al Festival e l’affezionata audience del ragazzo di “The Freewheelin' Bob Dylan” ebbe la conferma del cambiamento.
Senza alcun commento da parte della difesa, fu il tempo a lasciar scoprire l’introspezione del nuovo Dylan, nuovo solo per il modo di utilizzare gli amplificatori, ancora una volta il caro vecchio Bob per i contenuti. Forse questa volta ancora piu’ penetranti.
Brani consegnati alla storia. Probabilmente anche questo titolo sarebbe stato appropriato per l’album. L’apertura e’ affidata ad una coinvolgente, spigolosa, nasale “Like a Rolling Stone”; il successo l’ha vista impressa nei solchi del vinile di ben 11 successivi LP: tralasciamo il numero di volte in cui Mick Jagger e le pietre rotolanti l’abbiano considerata alla stregua di un proprio inno, scagliandola con veemenza ancora maggiore nei microfoni.
Ancora “Tombstone blues” per rinvigorire il ritmo, molto viva, tagliente anche nel testo: “The ghost of Belle Starr she hands down her wits to Jezebel the nun she violently knits a bald wig for Jack the Ripper who sits at the head of the chamber of commerce”; in questi passaggi la voce di Bob non e’ il massimo della nitidezza, ma il ritornello “Mama's in the factory, she ain't got no shoes” e’ chiaro nella memoria. Decisamente outstanding anche “The ballad of a thin man” e il suo Mister Jones; piu’ lenta delle altre ma non meno scandita da una tonificante elettricita’. Sugli scudi l’omonima “Highway 61 revisited”: chiarissimo il riff elettrico tra le strofe cantate, lama di coltello per gli old Bob fashioned.
Non c’e’ happy end, come solitamente accade nei mosaici di Bob. “Desolation row” e’ il ritratto di cio’ che il perbenismo di rifiutava di vedere, e’ “Cenerentola spazzata via”, e’ la canzone di “Mr. Filth”, che il dr. Dobermann di un folksinger nostrano ricorda molto da vicino. Sono gli undici minuti piu’ lucidi di chi era critico nel lasciare gli ultimi al di fuori del post war dream.

Monday, May 30, 2005

Gita a Liege, da Gunny.

27-29 maggio

Sabato 28.

Pranzo al Ristorante L'ombra, cucina italiana, a Rue Saint-Denis, 2.

Aperitivo, scontato, prima di cena alla Maison du Peket per un doppio cassis.

Cena da As Ouhes, a Place du Marche', 21. Cucina francaise, belge, terroir, brasserie. Noi, come al solito, boulets liegeois.

Qualche birretta dopo cena, preferenza Jupiler. Gunny piu' orientato verso il Gin Tonic.

Saturday, April 30, 2005

Deja vu - Crosby, Stills, Nash & Young

C’era un tempo in cui sembrava che nessuno dovesse scrivere la parola fine sui cartelli della strada hippy e degli anni flowers power. Proprio come una strada californiana, dal “vanishing point” irraggiungibile, miglia e miglia ancora avanti.
La guerra del Vietnam e CSN&Y ne resero evidente la fine: la prima recidendo i gambi dei fiori, i secondi onorando poeticamente la memoria di un'utopia praticata.
Le poesie che compongono l’album si erano librate nell’aria dai prati della fattoria di Max Yasgur, il proprietario della distesa woodstockiana, dai festival di Altamont, Wight, Monterey, e fotografate dalle menti dei quattro musicisti, pellicole sensibili nel catturare quegli istanti.
Per svilupparli, qualche anno dopo, nel 1970, come un deja vù: questo il nome dell’album, manifesto della west coast. Ed e' curioso come anche un contenitore di foto si possa chiamare album.
Il trentatre giri si apre con “Carry on”. Stills la disegna riscoprendo il bambino curioso che gli scalpita dentro, fuoco di fila di domande e consapevolezza di fondo del buono della vita che l’aspetta.
“I'm going to camp out on the land, and try and get my soul free”. Lo spirito dell’epoca e' possibilmente racchiuso in uno scrigno di Joni Michell, interpretato da Stephen Stills: “Woodstock”. E' l’atmosfera in cui ognuno dei presenti si percepisce come “il perno su cui qualcosa sta girando”.
Il grido hippy e' presente, stavolta come rivendicazione, anche in “Almost cut my hair”, tramandata da Crosby e commentata dal canadese Neil Young. Carattere difficile, espressione accigliata, e lunghi capelli, spauracchio dei benpensanti, si aggiungevano alla denunciante invettiva che “Hair”, il musical di Gerome Ragni e James Rado, stava raccogliendo.
Ma non e' un album di provocazione. “Teach your children” e' una ballata tenera, che sussurra speranza; una speranza che traspare decisamente dalla melodia e si arricchisce con il testo. I quattro esortano se stessi a far memoria e ne parlano alla generazione-comunità: “…please help them with your youth, they seek the truth before they can die”. Il pedale d’acciaio della chitarra dell’ospite Captain Trip, al secolo Jerry Garcia dei Dead’s, ci ricorda che a suonare il motivo sono esseri umani.
La positività del giovane pop di “Our house” ha fornito, più tardi, spunti agli stessi frontmen ed ai Police. In “Every little thing she does is magic” si colgono versi familiari, in un parallelo emotivo con “life used to be so hard, now everything is easy 'cause of you”. CSN&Y rinnovano il tema dell’intimità suscitata dalla casa con “This old house”, contenuta in “American dream”, anno 1988.
“Helpless”, dello stesso Young, non ha però la stessa forza: sembra mostrarlo disimpegnato. Lui, ed a tratti anche la lirica, sognano il buen retiro, ma quasi in sordina, in un luogo lontano dal dolce vigore affettivo di “Our house”.
Si prosegue con “4+20”, ballata meditativa di Stills che torna alle radici del proprio tempo, della propria terra, di cui odora questa composizione. Poi, ancora, “Country girl”, suite agrodolce di Neil Young.
L’happy end e' garantito. “Everybody i love you”, quattro mani di Nash e Stills, e' la chiosa consapevole di una storia, con un nostalgico irrazionale anelito dell’uomo: sta celebrando la fine della storia affermandone la vitalità e sperando che essa si ripeta.
 
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