Sunday, September 30, 2007

Bini Smaghi

Intervento di Lorenzo Bini Smaghi, membro del Comitato Esecutivo della Banca Centrale Europea, alla riunione annuale del Consiglio Generale di Assicurazioni Generali.

Estratto dalla sintesi:

"...
l'attività "originate and distribute" (creazione e immediato trasferimento del credito) facilita prassi creditizie rischiose e crea il timore che gli investitori possano non comprendere appieno i rischi, ed essere eccessivamente influenzati dalle agenzie di rating.
..."

Letsfindthebar ha ragionato come Bini Smaghi.

Oggi Tremonti sul Corsera, pagina 32, commentando Bini Smaghi nell'articolo "Il coraggio di un banchiere":

"...
Da una parte si rileva la "tendenza degli ultimi anni allo spostamento del rischio di credito al di fuori del mondo bancario".
..."

Come in Trainspotting

Hamilton ce l'ha.
Bortolussi non ce l'ha.

Thursday, September 27, 2007

Homer!!

Spiderpork, Spiderpork, il soffitto tu mi sporc.
Tu mi balli sulla test, e mi macchi tutto il rest.
Tu qua, ti amo Spider-pork

Tuesday, September 25, 2007

Pedrazzi e la gloria Ducati

Sul Corsera, pagina 67, articolo emozionante di Werther Pedrazzi sulla Ducati:

"...

Oggi Ducati rappresenta la purezza del motociclista. Una moto che non ti porta, ma si fa portare. Brembo Oro, che meraviglia di frenata. Ce l'hanno in tanti. Ma sul Ducatone si associa all'incredibile freno motore. Quei due cilindri a "L", lato piu' inclinato davanti, piu' verticale dietro, sembrano l'architettura perfetta per fendere l'aria e mangiare l'asfalto, se apri, e per tenertici incollato, quando chiudi e freni. E se vuoi piegare come una bestia? Puoi. E non e' solo questione di ciclistica e gran telaio, si associa sempre quel motore, che non denuncia vuoti attorno ai 4 mila giri, ti permette percorrenze di curva piu' sostenute e uscite in palla.

..."

Spettacolare!

Similitudini (segnalero' a Ferrara)

Oggi, sul Foglio on line, compare questa lettera:

"L’onorevole Diliberto ha dichiarato di diffidare delle persone con il doppio cognome “perché tendenzialmente non stanno con i lavoratori”. Passi per il ministro Tommaso Padoa-Schioppa, ma come la mettiamo con l’altrettanto ministro Alfonso Pecoraro Scanio, con il professor Alberto Asor Rosa, con il professor Paolo Flores D’Arcais, con lo storico Ranuccio Bianchi Bandinelli, con il compagno Vladimir Il’iã Ul’janov, con il compañero José Luis Rodríguez Zapatero, con il comandante Fidel Alejandro Castro Ruz, con il rosso Daniel Cohn Bendit? Per non parlare del senatore Giovanni Russo Spena? Ah, dimenticavo,è di Rifondazione comunista, partito dal quale Diliberto si è diviso perché non fa più gli interessi dei lavoratori."

Sul Corriere della Sera, a pagina 49, tra le Lettere al Corriere, trovo:

"L’onorevole Diliberto ha dichiarato di diffidare delle persone con il doppio cognome “perché tendenzialmente non stanno con i lavoratori”. Passi per il ministro Tommaso Padoa-Schioppa, ma come la mettiamo con il ministro Alfonso Pecoraro Scanio, con il prof. Alberto Asor Rosa, il compagno José Luis Rodríguez Zapatero e gli altri 45 spagnoli dal doppio cognome?"

I mittenti (che ometto) non paiono gli stessi. Almeno cosi' mi sembra...

Sunday, September 23, 2007

Credito al consumo

Nel post "Del perche’ le rapine e dei mutui subprime", del 12 settembre, scrivevo:

"
(...)
Di qui, a mio avviso, la stagnazione dei consumi, fronteggiata in parte con l’esplosione del credito al consumo, ossia un altro meccanismo studiato dalle banche per vendere a piccole rate cio’ che non puoi comprare piu’ perche’ stai pagando il mutuo.
Ma anche su queste piccole rate c’e’ un tasso di interesse da pagare, non sempre tanto piccolo...
(...)"

Oggi, 23 settembre, sull'inserto Domenica (Ilsole24ore), articolo di Giorgio Barba Navaretti a pagina 35 "Ma il rischio dov'e'?":

"...
Questi soggetti (cioe' coloro che sono stati affidati per mutui subprime, nota di Letsfindthebar), in media, sono molto piu' a rischio di quanto si possa pensare. Infatti, non solo vivono in condizioni economiche precarie, ma sono disposti ad indebitarsi moltissimo. Non avere accesso significa limitare i propri consumi al denaro effettivamente disponibile in ogni momento. Nel gergo degli economisti, non avere possibilita' di scelta intertemporale. Il credito al consumo - come i mutui - e' una via d'uscita da questa trappola".

Quindi, si conferma il meccanismo sul credito al consumo.

Finisce Navaretti:

"Come scrivono Ricardo Caballero e Arvind Krishnamurty sul blog di Martin Wolf (http://blogs.ft.com/wolfforum), la crisi di liquidita' - e l'inquietudine che genera - e' dovuta al diffondersi del rischio sconosciuto e non misurabile dei nuovi strumenti finanziari piuttosto che al crescere dei rischi misurabili, che le istituzioni finanziarie conoscono e gestiscono.
Insomma, la colpa dei guai di queste settimane non e' certo del signor Subprime, per quanto possa essere un pessimo debitore, ma di chi, per un perverso meccanismo di deresponsabilizzazione, ha smesso di considerarlo un soggetto a rischio."

Ossia le banche, che gli concedono credito, per poi rivendere il credito ad un'altra istituzione finanziaria che lo rivende come parte di uno strumento derivato ad un altro cliente.

Io non sono qui

Ho visto il film su Bod Dylan.
Irritante.
Volevo andare via a meta'.
Ma Todd Haynes pensa di essere Pirandello?

Tutti leggono Letsfindthebar

Ieri, sabato 22 settembre, articolo di Salvatore Bragantini a pagina 44 del Corriere della Sera: "Il caso King - Londra e la Bce".

"...
L'innovazione finanziaria sta cambiando il mondo, ma deve servire al mondo, non asservirlo. Essa non e' sempre utile, se non agli intermediari (cioe' banche, assicurazioni, etc, nota di Letsfindthbar), e puo' danneggiare l'economia reale: come quando le banche concedono alla leggera crediti che poi rivendono ad altri, facendo girare il motore sempre piu' veloce fino alla rottura, Northern Rock docet.

(...) va bene che banche e imprese possano assicurare i loro rischi su tassi, valute, o crediti, ed e' anche utile che che si allarghi la platea dei soggetti che assumono tali rischi.

...

Come s'e' visto, non sempre essi capiscono tali rischi, e sanno "prezzarli" bene. Il totale dei rischi nel sistema non cambia; che siano meglio distribuiti resta da vedere.

Di per se', il mercato massimizza i profitti, corretti per tener conto del rischio: se pero' questo ricade sulla collettivita' arrivano gli eccessi, che paghiamo tutti.
..."


Ribadisco, allora.
Tutti sanno, quindi, sono consci del meccanismo; tuttavia i cittadini che hanno bisogno di denaro o vogliono investire del denaro non hanno alternative.

Chi dovrebbe regolare certe operazioni (per regolare, intendo impedire la vendita di alcuni strumenti finanziari da parte degli organismi e autorita' di vigilanza e controllo) si limita invece a richiedere (semplifico e cito gli ultimi requirements):
- che vi sia un sistema di controllo interno forte (Legge 262);
- (I) trasparenza nell'informare gli investitori sulle commissioni applicate (rendendone fuorilegge alcune), (II) indipendenza tra le attivita' di consulenza all'investimento, racolta ordini, collocamento prodotti, (III) etc. (MIFID, per un maggior dettaglio vedi: http://www.borsaitaliana.it/speciali/mifid/homepage.htm).

Pero', e' come dire:
- va bene, nel sistema e' consentito rapinare e raggirare, ma non uccidere;
- se vuoi rapinare e raggirare, devi dichiararlo;
- il sistema di controllo interno dovra' essere in grado di vigilare affinche' tu non uccida.

I limiti veri sono demandati a posizioni etiche autoregolamentate dalle banche: ossia se queste vogliono oppure o no raggirare la loro clientela, solo loro possono farlo.

E' un po' lo stesso principio delle sigarette e dell'alcool: lo Stato ne consente la vendita, ci ricava utili, ti cura se te ne ammali. La differenza, nel caso degli stumenti finanziari, e' che non ti cura se te ne ammali.

Friday, September 21, 2007

Tremonti sul Corriere ed i mutui

A proposito del mio post del 12 settembre sui mutui, in particolare sul trasferimento del rischio da parte delle banche ("Pertanto, in conclusione, chi rischia non e’ mai la banca, ma sempre il cittadino.") , leggo quanto Tremonti scrive oggi sul Corriere (pag. 52, "I banchieri non si fidano piu' dei banchieri"):

"...
Per secoli le banche hanno preso denaro sulla fiducia e prestato denaro a rischio. L'arte del banchiere e' nella capacita' di valutare il merito del rischio assunto. E' ancora cosi', per la gran parte delle banche. Ma non per tutte. (...) la struttura aperta dei mercati finanziari e le nuove tecniche della finanza hanno infatti consentito l'uscita dallo schema bancario classico, la rottura del vecchio equilibrio tra rischio e responsabilita'.
Una parte delle banche (non tutte) si e' in specie liberata dal proprio rischio sui prestiti, trasferendolo a terzi.
Lo ha fatto impacchettando i propri crediti in prodotti finanziari collocati sul mercato presso acquirenti attratti dagli alti rendimenti, confusi dalla complessita' degli strumenti, spesso inconsapevoli del rischio spazzatura che assumevano.
(....)
I cosiddetti subprime, i prestiti a rischio concessi negli USA e poi impacchettati e fatti circolare in giro per il mondo con i rischi connessi, sono stati solo un piccolo anello di una lunghissima catena di fuga dal rischio e di corsa ai profitti (...)"

Ma che Tremonti legga Letsfindthebar?

Sunday, September 16, 2007

Ovviamente ...

... non si puo' che continuare a tifare per Lewis Hamilton.

Pare che ...

... James J. Bulger (The Departed) sia stato avvistato a Taormina.

Wednesday, September 12, 2007

Del perche’ le rapine e dei mutui subprime

In Italia, comprare un’abitazione del valore di 200.000 euro richiedendo un mutuo pari al 100% del valore dell’immobile costa, “circa” (ma potremmo dire “oltre” senza per questo sbagliare), 1.000 euro al mese per 30 anni, a tasso fisso (la follia del tasso variabile non la prendiamo neanche in considerazione).
Il montante (interessi + capitale) e’ pari a “circa” (ma potremmo dire “oltre” senza sbagliare) 360.000 euro.

Quindi, sebbene il mutuo sia un prodotto a rischio zero per la banca, perche’ questa impone ovviamente l’ipoteca sull’immobile (ossia una garanzia reale che attribuisce alla banca il diritto di espropriare i beni vincolati a garanzia del suo credito), viene richiesta una remunerazione per il rischio relativamente al denaro prestato (ossia gli interessi) per un importo quasi pari al valore dell’immobile.

Vale a dire: ti presto mille lire per comprare la casa, occhio che dovrai rendermene duemila e se non riesci a darmele indietro la casa e’ mia.
Qualsiasi persona di buon senso si chiederebbe che senso ha concludere l’affare a queste condizioni.

Inoltre le banche spesso cartolarizzano i mutui, ossia cedono a terzi il credito che vantano nei confronti del proprio cliente; l’operazione ha ovviamente un costo per la banca, tuttavia in questo modo essa e’ completamente sgravata da qualsiasi rischio (per quanto non ce ne fossero comunque!) nei confronti del cliente.

Il compratore del credito utilizza generalmente le rate del mutuo come sottostante di una emissione obbligazionaria; il rendimento dell’obbligazione e’ costituito dalle rate del muuto.
Pero’ (e c’e’ un pero’), se il signor rossi non e’ piu’ in grado di onorare il proprio debito, si innesca il seguente meccanismo:
- la banca espropria l’abitazione (la banca e’ indenne dal rischio, ma il debitore ha perso i soldi versati fino a quel momento e la casa),
- l’obbligazione e’ in default (la banca e’ indenne dal rischio, ma l’acquirente dell’obbligazione e’ in una situazione di difficolta’).

Questo e’ quanto avvenuto nel caso dei subprime americani che hanno destabilizzato i mercati qualche settimana fa.

Pertanto, in conclusione, chi rischia non e’ mai la banca, ma sempre il cittadino.
Altrimenti non sarebbe possibile, in un periodo in cui il PIL cresce dell’1% / 1,5%, che il tasso di crescita delle banche sia pari al 10%.
Questa e’ l’incongruenza del sistema. Gli imprenditori falliscono, le banche mai. Eppure il principio dovrebbe essere il medesimo: qualcuno vende scarpe, qualcuno vende abiti, qualcuno vende soldi; il punto e' la vendita non avviene ad un prezzo equo.


Affronto l’ultimo argomento.
Chi e’ nelle condizioni di comprare, se single, una casa? (non stiamo parlando di un castello, un attico, una reggia: il caso esposto e’ riferito alla citta’ di Milano, con un costo per metro quadro pari a circa 3.500 euro)?

Soltanto chi ha uno stipendio superiore a 3.000 euro al mese, in quanto le banche non erogano mutui con importi di rata mensile superiori ad un terzo dello stipendio (quindi 1.000 euro su 3.000).

Inoltre, anche chi riesce a comprare un’abitazione, deve destinare una quota consistente del proprio reddito al pagamento delle rate, riducendo la propria capacita’ di spesa per altri beni (primari e secondari).
Quindi un minor consumo di alimenti, ferie, auto, libri, etc.
Di qui, a mio avviso, la stagnazione dei consumi, fronteggiata in parte con l’esplosione del credito al consumo, ossia un altro meccanismo studiato dalle banche per vendere a piccole rate cio’ che non puoi comprare piu’ perche’ stai pagando il mutuo.
Ma anche su queste piccole rate c’e’ un tasso di interesse da pagare, non sempre tanto piccolo...


I governi che guidano il paese cosa fanno per affrontare il problema?
Regolamentano le banche?
No, se le contendono evidentemente…

Quote of the day

Il problema dell'umanita' e' che gli stupidi sono strasicuri, mentre gli intelligenti sono pieni di dubbi.
(Bertrand Russell)

Tuesday, September 04, 2007

Racconto a puntate. 2

Ordinammo due drink. Non scelse qualche miscuglio dolciastro, quindi la apprezzai.
Sorseggiai il mio liquido rosso amaro, accessi una sigaretta, accavallai le gambe.
Ero pronto per chiederle cosa volesse ma mi anticipo'.

"Se avessi voluto distrarmi e bere qualcosa l'avrei chiesto a mio marito".
"Io a lei, ma veniamo al dunque" risposi.

"C'e' qualcuno che mi ricatta, qualcuno che a torto crede che la mia famiglia abbia molto denaro e sia ricattabile."
"Quindi lei e' ricattabile" incalzai.

Si irrigidi', ma la sua bellezza non si scompose, assunse solo riflessi grigi metallici, che stonavano con i suoi colori.

"Che importanza ha questo? Mi stanno ricattando non e' sufficiente? Non e' gia' un reato?".
"Si' e quindi puo' rivolgersi alla polizia".
"Mi avevano riferito del suo carattere".
"Io del suo non ne sapevo nulla, ma ha tutte le carte in regola per diventare altrettanto celebre".
"Non puo' risparmiarsi queste arguzie per cercare chi mi ricatta?".
"Se lei non risponde alle mie domande potro' fare poco. Allora, e' ricattabile? Non voglio sapere il motivo".

Segui' qualche lungo istante di silenzio durante il quale rimirai le calze scure che avvolgevano le sue lunghe gambe signorili. E le investii di fumo.
Non se ne accorse perche' era impegnata a torturarsi le labbra.
Era indecisa tra l'ammissione e la paura del ricatto.
La tolsi d'imbarazzo.

"Ha gia' risposto alla mia domanda". Ovviamente, avrei dovuto aggiungere.

Continuai.
"Come la stanno ricattando?"
"All'inizio ricevevo delle telefonate. Se rispondeva qualcun altro, mio marito o la servitu', nessuna risposta all'altro capo del telefono. Se rispondevo io, sentivo una voce lontana che diceva sempre le stesse parole: "Potrei rivelare loro tutto quanto"".

Ebbe un tremito, una scossa al ricordo di quella voce e si porto' istintivamente le mani alle orecchie.
Pero' quella parola, servitu', mi innervosi'. Anche io, per lei, ero servitu'. E non potei trattenermi dall'essere sarcastico.

"Chi e' la sua servitu', li tiene in catene?"
"Non sia spiritoso, e non si permetta di insinuare. Sappia che li che tratto benissimo, si chiamano Angelina e Yussef, sono sposati, vivono con noi, hanno di che mangiare e bere e soldi che permettono di mantenere le rispettive famiglie."

Era irritata, ma almeno l'avevo indirettamente auitata a recuperare l'autocontrollo.
Anche se cominciavo ad oltrepassare le sue difese. Ora mi sembrava una pianta che comincia ad afflosciarsi sotto i magli di potenti raggi di sole, senza nutrimento.

"Torniamo al ricatto. Di che voce si trattava?"
"Una voce profonda, femminile, senza alcun accento. Forse parla con un fazzoletto sulla bocca. Sussurra quasi."

Non so se eravamo gia' arrivati al punto in cui avrei potuto fidarmi.

"Ha detto che all'inizio c'erano delle telefonate. E ora?"
"Ora siamo passati alle lettere, ne sono arrivate due finora, per fortuna sono riuscita a prenderle entrambe. Non so, forse mi sentivo che sarebbero arrivate. Una mattina, quando arrivo' la prima, mi precipitai a controllare la cassetta della posta. E la trovai. Da allora controllo la posta personalmente tutte le mattina, ho chiesto alla serv... ad Angelina che me ne occupero' io d'ora in poi, ma ho paura che prima o poi mio marito si insospettisca."

Cercai di capirci qualcosa in piu'. Ma ora mi sembrava sincera.

"Cosa contenevano le due lettere?"
"La prima nulla, una busta vuota indirizzata a mio marito. La seconda conteneva un foglio bianco, ed era indirizzata a me. Ho paura che la prossima arrivi con un foglio scritto."

Dissi che era possibile. Ipotizzai che ci potrebbe essere scritto di stare attenta, che avrebbe potuto spifferare tutto. E poi probabilmente avrebbe cambiato ancora approcccio. Telefonate, lettere, poi ...
Si spavento'.
 
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