Sunday, October 30, 2005

Chiedi alla polvere - John Fante

Si', e' una rivelazione! Leggete John Fante, leggete John Fante e le storie del suo Arturo Bandini e scoprirete un mondo nuovo. Si', proprio cosi', leggete “Ask the dust”, vi sembrera' di sentir parlare ogni abitante di questo vecchio mondo.
Bandini e la sua macchina da scrivere! Ma in quel racconto non c’e' soltanto Arturo Bandini, no, c’e' anche Camilla testa vuota e poi Vera la deforme; in quel racconto c’e' un pezzo di ognuno di noi. Ci sono gli alti bassi della nostra vita, del nostro lavoro, o studio che sia, c’e' l’esaltazione delle nostre aspirazioni e il dubbio del fallimento.
I sogni del mondo si infrangono sulle onde dell’assolata California degli anni ‘40, nella marijuana di Camilla fumata nell’armuar e nei buchi di Vera, Dio mio che scherzo ingeneroso.
E poi all’improvviso le speranze tornano a galla, cocciute e prepotenti a galla, grazie alla ritrovata vena creativa di Arturo Bandini, il grande scrittore, e la riscoperta della sua cara mamma e delle immagini che ha di lei, il devoto figlio Bandini.
Ma e' tutto cosi' distante dalla California dei Doors e di Venice Beach, da Albert Hoffman e dai Beach Boys, anche se qualche good vibrations riesce comunque ad arrivare.
Non ci sono i locali alla moda, in quel di Bunker Hill; in quelle strade trovate uno spacciatore d’oppio e un malato di tubercolosi che si rifugia in una baracca nel deserto. Il deserto e' il demonio che l’uomo deve battere per tenersi vivo, ve lo dice Bandini, che si muove tra squallidi buffet e macchine sgangherate, cosi' care al vecchio Bukowski, prepotentemente ispirato nei suoi libri dalle storie di Arturo Bandini, si' il grande scrittore Bandini, quel buono a nulla di Bandini.
E' la storia di due ragazzi, uno di questi e' appunto Bandini il buono, il violento, lo scrittore; l’altra e' Camilla, la sognatrice, l’innamorata di Sammy, l’odiata messicana Camilla dalle scarpe detestabili.
In mezzo a loro ricorrono personaggi tanto marginali quanto influenti, soprattutto nel condizionamento economico dei due protagonisti. Tutto sommato tipi strani anche loro, oppure strani perche' descritti attraverso gli occhi di Arturo, il dago.
Si', il problema economico e' un bel problema nella vita di un ragazzo che decide di vivere in un albergo di Los Angeles per inseguire la sua passione di scrittore, ah quel Bandini! Ma di certo non e' il problema piu' pressante, ah no, i soldi non sono affatto un problema per quel generoso di Bandini! Piuttosto l’amore, quello si' che gli tarla la testa e il cuore!
Si', leggete Fante, l’italoamericano idolo di Bukowski e non ve ne pentirete. Parola di A.C. Bandini.

Sunday, October 23, 2005

Gita a Liege, da Gunny.

Venerdi' 21

Jupiler al Pot au lait.


Sabato 22

Pranzo al ristorante L'ombra, al 2 di Rue Saint-Denis. Tagliere con prosciutto, salame, mortadella. Carpaccio di manzo.

Cena al ristorante Les Petits Plats Canailles du Beurre Blanc, al 5 di Rue du Pont. Cervo, lepre con mango, maialino di latte. La "Guide Michelin Benelux" del 2005 lo cita nella nuova categoria "Bib Gourmand", ossia "Repas soignes a prix moderes".

Digestivi (Jupiler, peket cassis, peket fruit de la passion) a La Maison du Peket.


Domenica 23

Pasta, fatta in casa da Gunny, con bottarga di Muggine.

Monday, October 10, 2005

Mangiatoie. Antico Forno Roscioli.

“Una mangiatoia in duecento parole. Nutrimenti e dissetanti."

Antico Forno Roscioli, Via Giubbonari 21, Roma.

La zona ristorazione del Paradiso (con la lettera maiuscola) me la immagino cosi’: formaggi e salumi tipici di tutte le zone d’Italia, freschi, genuini, di ottima qualita', stipati in un bancone e pronti per essere ordinati e mangiati immediatamente, accompagnati da una fragrante pizza bianca.

Ma se non avro’ vissuto temendo piu’ Dio che gli uomini, spero di andare in un Inferno organizzato nello stesso modo, dove saro’ costretto a mangiare in continuazione e per sempre il formaggio caprino di Campo Imperatore con latte crudo, la Soppressata calabrese con pepe nero, e tutti gli altri prodotti i cui cartellini mi passano davanti agli occhi come se fossero titoli di coda della mia vita gastronomica terrena.

Nel frattempo, mentre sono saldamente ancorato qui, almeno grazie alla forza di gravita’, l’Antico Forno Roscioli e’ il posto che assomiglia di piu’ al sogno del Paradiso oppure all’incubo infernale.

E siccome ceno al bancone, ho una percezione ancor piu’ diretta degli aromi e della preparazione - la battezzo cinetica gastronomica - che precede l’arrivo in tavola dei piatti freddi.

Dopo mozzarella di bufala, provolone e crudo San Daniele, assaggio una tagliata con le patate al forno, abbondante, fumante perche’ realmente appena cucinata, che elide matematicamente il mal di testa da aeroporto.

Bevo Menabrea, e stavolta non cedo alle lusinghe alcoliche di un’intera ed affollata parete di vini, che mi tengo letteralmente alle spalle.

L’ultima richiesta e’ umanitaria, in aiuto dei miei succhi gastrici; favorisco la loro attivazione con i quindici anni di invecchiamento del Laphroig, che allietano ancora di piu’ la cena perche’ mi spediscono direttamente all’ultimo anno di liceo (33-15=18), distogliendo bui pensieri sul diventare grandi.

Thursday, October 06, 2005

Mangiatoie. People's.

“Una mangiatoia in duecento parole. Nutrimenti e dissetanti."

Ristorante People's, St Stephens Green, Dublin.

I signori avventori, che si recano al ristorante con il farfallino, e le distinte lorsignore, con borse griffate che trovo utili per riporre gli avanzi della cena con cui sfamare il barboncino del loft in citta’, dovrebbero chiedersi se cucina francese voglia dire trovare sul menu’ qualche beaujolais. Di cui uno, inverosimilmente, del 2002!

Prendete il People’s per esempio.

Il locale e’ ricavato al piano interrato di palazzo nella zona centrale e in via di riqualificazione modaiola della citta’; gli interni sono moderatamente minimalisti con qualche tocco di pellame, all’ultima moda di Nuova York. E fin qui ci siamo.

Quello che non torna e’ il cibo, non particolarmente invitante, almeno per la nostra esperienza, e troppo sofisticato per la Dublino di Bloomsday, quella che preferisco.

Decido di rimanere tendenzialmente sul classico, ma pagare quasi sessantamila delle vecchie lire una bistecca di manzo da 8 once (ma anche qui, erano davvero 230 grammi?), tra l'altro di provenienza sconosciuta, appare poco signorile.

I vini, al bicchiere oppure in bottiglia, hanno ricarichi scriteriati, soprattutto perche’ in Italia non ho mai sentito parlare di un Montepulciano d’Abruzzo Boscarelli venduto a 65 Euro. Delle due l’una: e' un Montepulciano d’Abruzzo Masciarelli oppure un Vino Nobile di Montepulciano Boscarelli? Preferisco non sciogliere il dubbio.

Birra neanche a parlarne, troppo poco chic, e potrebbe starci, ma che addirittura il whisky non sia degno di una nobile stiva appare quantomeno stravagante.

Meglio una sacca di tela per gli avanzi di una buona osteria con cui sfamare il basset hound di campagna.

Wednesday, October 05, 2005

Cena.

Cena al ristorante L'Agrifoglio, Torino.

Infallibile.

Taglietelle ai fungi porcini.
Assaggio di formaggi.
Budino al cioccolato di Gobino.
Syrah Colvecchio.
Ardbeg.

Monday, October 03, 2005

Mangiatoie. Sotto la Mole.

“Una mangiatoia in duecento parole. Nutrimenti e dissetanti."

Ristorante Sotto la Mole, Via Montebello 9, Torino.

Certo che e’ un buon mediano, puoi contarci nelle serate di difficolta'. E quando e’ in forma puo’ diventare un centrocampista offensivo. Ma non e’ geneticamente un numero dieci, e non devi aspettarti un gol in rovesciata.

Sarei portato a condensare in un accesso calcistico le cene consumate in questo locale non grandissimo, tendenzialmente asettico, stretto e lungo, con presenze tutt’altro che infrequenti di personaggi dello spettacolo, forse dovute alla vicinanza del Museo Nazionale del Cinema.

La cucina e' solidamente piemontese, con incursioni extraregionali. Ricordo di tajarin con peperoni, gnocchetti di patate in bianco con salsiccia, risotto al rosmarino con ragu’ di faraona, cosi’ come un piu’ emiliano culatello e lardo con focaccia tiepida.

I formaggi qui hanno la carta di identita’, vengono accuratamente presentati, con tanto di zona di provenienza e composizione casearia; meno attraenti i dolci, compreso il tortino al cioccolato Valrhona, tra i quali spicca pero’ un gelato Grom al pistacchio della siciliana Bronte.

Dopo ripetute serate vinicole, torno alla birra, con una Pedavena, forse tra le ultime data l’apparentemente imminente chiusura della fabbrica, mentre devo accontentarmi di qualche whiskaccio per costruirci su la voglia di sigaretta post cena.

Saturday, October 01, 2005

Mi hai convinto.

Va bene. Provo le Campanile.
 
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