Sunday, November 06, 2011
Tom's back
Tom ha smussato gli angoli.
Un disco che spero gli anni confermino come straordinario.
L'ho ascoltato sperando che non finisse.
L'apertura, "Chicago", evoca la citta' nei suoi anni '20, sottofondo ad una discussione tra Al Capone e i membri della Chicago Outfit.
I never wanted to be there ...
Ma poi il clima si distende, sempre piu' smooth, fino a "Pay me". Da brivido.
"Pay me" e' una ballata senza tempo, puo' essere un motivo irlandese, un racconto natalizio per i nipoti, e' un plaid di lana buttata sul divano mentre ti osservo con uno sguardo consapevole; e la successiva, "Back in the crowd", e' il suo ritornello.
Poi Tom si rianima, con "Satisfied", che sembra farlo tornare moderno, ritmato, scandito, metropolitano.
Ma quasi subito, evidentemente, ci ripensa, perche' preferisce i colori della campagna in autunno, e non si limita a suonarli, li descrive.
E allora canta "Last leaf", che sembra una ballata stile Springsteen, americana. Si', ma e' di Tom.
E allora ha qualcosa in piu'.
E allora bisogna ascoltare le parole una per una, mentre si celebra una poesia degna di Walt Whitman, mettendola in musica.
Ma per far vedere che ha la scorza dura, inscena un rap con "Hell broke luce".
Era uno scherzo. Chiude con "New year's eve".
Vengono fuori prepotenti le sue origini europee, scozzesi e gallesi, che emergono quando sei un uomo sereno e hai capito la tua vita.
Cosi' come Tom. Turbolento finora, che si e' messo a guardare l'orizzonte da uomo saggio.
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