Monday, March 06, 2006

La scquola.

Il 27 febbraio 2006 e' comparso un articolo on-line, sul sito di Repubblica, intitolato: "Tutti i numeri della scuola, quattro anni di gestione Berlusconi. Ecco il bilancio di cinque anni di applicazione del modello Moratti: diminuiscono i fondi e i docenti mentre gli istituti privati sono piu' ricchi e privilegiati".

L'articolo non cita con precisione le fonti dei dati, a meno di un vago "e i dati Ocse oggi lo dimostrano ampiamente", affermazione diretta di un pedagogista intervistato.
L'articolo comincia cosi':
"Il governo Berlusconi lascia una scuola statale piu' povera e precaria."

Analizziamo i dati ufficiali a disposizione, ricorrendo come sempre alle fonti piu' attendibili, secondo me in questo caso il Ministero della Pubblica Istruzione.
Il report denominato "La scuola in cifre" (anno 2005, contenente dati aggiornati al 2003 ed al 2004), disponibile presso il sito del Ministero della Pubblica Istruzione, afferma alla pagina 2 della Sezione 1, dedicata alle Risorse (la spesa per l'istruzione scolastica, le scuole, il personale):

Titolo: Aumenta la spesa per l’istruzione
"Nel 2003 l’intervento pubblico in istruzione, formazione e ricerca universitaria e' stato di quasi 65 miliardi d’euro (+3,8% rispetto al 2002); di questi oltre 50,5 miliardi sono andati a favore della scuola con un incremento del +5,6% rispetto al 2002. L’incidenza complessiva rispetto al PIL si e' attestata intorno al 5% con un lieve aumento rispetto all’anno precedente.
Nell’ultimo decennio la spesa nel settore della scuola e' andata diminuendo fino al 2000, anno in cui con 43 miliardi di euro ha toccato il minimo con il 3,4% sul PIL. Nel triennio 2001-2003 la spesa si e' stabilizzata su livelli piu' alti ai quali hanno contribuito in particolare, nel 2001 e 2003, i rinnovi contrattuali giunti a definizione in quegli anni."

Quindi, i dati ufficiali sembrano affermare il contrario. Riprendo testualmente: "... la spesa nel settore della scuola e' andata diminuendo fino al 2000, anno in cui con 43 miliardi di euro ha toccato il minimo con il 3,4% sul PIL."
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L'articolo continua:

"Secondo il pedagogista Benedetto Vertecchi "in questi anni e' cambiata la linea di sviluppo del sistema scolastico italiano: fino al 2000 era di tipo solidale: la preoccupazione principale era di non determinare eccessive differenze fra le classi sociali. Per questo - continua il docente universitario - si abbondava nel numero degli insegnanti alla scuola dell'infanzia e all'elementare. Lo scopo era di aiutare gli alunni con maggiori difficolta'". Con l'avvento del governo Berlusconi cambia la rotta: "Nel 2001 si fa avanti un modello di tipo competitivo di stampo inglese o americano. La riduzione della spesa comporta una specie di selezione naturale per i piu' deboli e condizioni di favore per i piu' capaci."

Ora, a parte il rimando alla rupe Tarpea, analizziamo come al solito i dati. Si continua a pagina 2 della sezione 1:
"Nel valutare la dinamica delle risorse destinate all’istruzione occorre, tuttavia, tenere presente il numero di giovani che partecipa al sistema scolastico e che influenza in modo decisivo gli stanziamenti complessivi. La spesa per studente, indicatore che neutralizza l’effetto delle variazioni nelle leve demografiche, delinea una tendenza parzialmente diversa. L’analisi evidenzia che, negli anni di calo della spesa sul PIL, la spesa per studente ha subito, in percentuale, variazioni negative piu' contenute, e, in alcuni anni (1996, 1998, 1999 e 2000) ha riportato variazioni positive.
In generale l’indice si caratterizza per un trend in crescita, con un aumento a prezzi costanti nell’ultimo decennio del 9,0%. Nell’ultimo anno in particolare, la spesa per studente registra un incremento sensibile dai 5.900 euro del 2002 ai 6.120 relativi al 2003 (+4%)."

"In ambito europeo, l’Italia e' tra i Paesi che dedicano piu' risorse all’istruzione scolastica. Per la scuola primaria e secondaria di I e II grado, la spesa per studente in rapporto al PIL procapite e' uguale al 34%, 7 punti percentuali in piu' della media europea (27%) e con un distacco ancora
maggiore rispetto a Paesi quali Germania (20%) e Regno Unito (24 %)."

Come "con un distacco ancora maggiore rispetto a paesi quali Germania e Regno Unito"? Ma il Regno Unito non sono gli inglesi, rispetto ai quali tende il nostro sistema di istruzione?
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Articolo:
"In compenso i precari - quelli che, loro malgrado, contribuiscono a rendere il sistema piu' instabile - sono aumentati del 26 per cento. In cattedra un docente su sette (122 mila in tutto, contro i 97 mila del 2001) e' precario."

Dati. Grafico a pagina 8 della Sezione citata.

Dall'anno scolastico 1999/2000 a quello successivo 2000/2001 (c'era il governo Amato), i docenti a tempo indeterminato sono cresciuti da 79.000 a 117.000 unita' (+48.1%).

Dall'anno 2000/2001 all'anno 2004/2005 (governo Berlusconi), i docenti a tempo indeterminato sono diminuiti da 117.000 a 107.000 unita' (-8.5%).
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Articolo:

"Quelli (i docenti) a tempo indeterminato sono oggi appena 709 mila e 800: 26 mila in meno di quattro anni fa."

Dati. Grafico a pagina 8 della Sezione citata.

Dall'anno scolastico 2000/2001 all'anno scolastico 2004/2005, c'e' stata una diminuzione di 1.000 unita' dei docenti a tempo indeterminato, da 699.000 a 698.000 (-0.14%).
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Articolo:

"Le sezioni piu' affollate in assoluto sono quelle della scuola dell'infanzia, con una media di 23,4 bambini per classe."

Dati. Pagina 7 della Sezione 2, gli Studenti.

"... numero medio di alunni per classe (si sta parlando di scuola primaria): da 18,1 nel 2002/2003 a 18,4 nel 2003/2004. Le regioni con classi piu' numerose sono la Puglia, il Lazio e l’Emilia Romagna, tutte con piu' di 19 alunni; la Calabria e il Molise hanno, invece, classi meno numerose: rispettivamente con 15,9 e 16 alunni."

Aggiungo i seguenti dati medi di alunni per classe (fonte Education at a Glance OECD Indicators 2005):

Scuola primaria pubblica (2003):
Regno Unito: 26,0.
Media OCSE: 21,4.
Italia: 18,0.

Scuola secondaria I grado pubblica (2003):
Regno Unito: 24,2.
Media OCSE: 23,6.
Italia: 20,9.
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Mi fermo qui, con una domanda, la solita.
E chi non ha tempo per verificare i dati dalle fonti ritenute ufficiali?

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