Goteborg e’ strana: il pomeriggio del sabato sembra il sabato del villaggio. Un uomo gira con un’iguana sulla spalla, sfilano decine di auto americane anni ’50 e ’60 con musica a tutto volume, …
Tappe della gita: visita ai giardini di Liseberg in tram di legno, Paddan Tour lungo i canali della citta’ (tra le bellezze, anche una Triumph Tiger nera, poco apprezzata in Italia), Kunst Museum (http://www.konstmuseum.goteborg.se/).
I quadri del Kunst che mi hanno colpito maggiormente:
- Albert Edelfelt: “At sea” (Pa havet) del 1883
- Samuel Van Hoogstraaten: “Copy after a peepshow of the interior of a Dutch house by the Dutch artist …”
E finalmente ho visto qualche altro quadro di Munch dopo il famoso “Urlo”, apprezzato a Oslo nel 2004 qualche giorno prima della sua sparizione; in particolare: “The sick girl” (1896), “The vampire” (1893), “Christian Gierloff, author” (1912). Onestamente, non mi hanno entusiasmato.
Al piano terra c’era una mostra fotografica: segnalo Erik Berglin (http://www.erikberglin.com/index.html ) e le sue “New & old possibilities”, ossia autoscatti che colgono lo stesso fotografo mentre cerca di scalare edifici urbani.
Passaggio all’Ohlallen, per un aperitivo. La Lonely lo descriveva come “una tipica birreria svedese dall’aria vissuta, che e’ rimasta invariata per circa un secolo”: devo dire che ho bevuto in posti piu’ affascinanti.
Cena da Smaka (http://www.smaka.se/), il ristorante dalle pareti blu, due ragazzi giovani a gestirlo, un filo trendy il locale ma appese alle pareti lavagne con menu’ abbastanza tradizionale. La cucina e’ dignitosa, ma la cosa migliore sono i tovaglioli a quadri grandi come tovaglie.
Consolazione con una meritata serata al The Dubliners, con qualche pinta di ottima Guinness (quasi frizzante la schiuma appena si poggiano le labbra, eccellente) e un assaggio della Pripps Bla.
Sulla strada della stazione, in partenza per Malmo, incrocio una Lambretta Vega in perfetto stato.
A Malmoe, irrinunciabile visita all’edificio piu’ sconvolgente che abbia mai visto, il Turning Torso (http://www.turningtorso.com/), progettato da Santiago Ca(de)latrava. E’ geniale, incredibile. Per corrergli incontro, guardarlo e fotografarlo ho perso la Lonely della Danimarca.
Il centro di Malmo e’ gradevole, con tre piazze in successione piene di locali.
Il pub irlandese del centro, il Fagans, e’ un seminterrato senza spina dorsale, nulla di fascinoso, e la Guinness non e’ neanche cosi’ gradevole. Nelle note della Lonely, scritte mentre sorseggiavo birra, l’ho descritto cosi’: “Il Fagans di Malmo e’ il piu’ posticcio dei sedicenti pub irlandesi in cui ho bevuto. Guinness troppo fredda. Non ha neanche gli sgabelli al bancone. Finti assi di legno sorreggono i muri. Neanche una lordura sul pavimento. Niente e’ impolverato. Quindi non si puo’ chiedere alla polvere.”
C’erano due americani a bere. Mi e’ venuto in mente un pensiero, che intitolerei “Dell’importanza di avere fame”. Quando avevamo fame, abbiamo sfornato i migliori americani di sempre: il sindaco di New York piu’ stimato (Fiorello La Guardia, nel periodo in cui gli albanesi eravamo noi – ps. saremmo in grado di accettare un albanese – con tutto il rispetto per il popolo albanese, parlo delle scarse capacità italiane – come sindaco di Roma…? Mah, non credo), il cantante piu’ carismatico (Frank Sinatra), il mafioso piu’ eccellente (Al Capone), il piu’ amato giocatore di baseball (Joe Di Maggio, insieme a Babe Ruth ovviamente), i migliori attori (De Niro, Pacino, …) …
Di Copenhagen non dico nulla. Troppa confusione, che ho evitato salendo sulla Rundetarn (http://www.rundetaarn.dk/) e facendo un giro con la DFDS Canal Tours. Certo, ho visto Radhuspladsen, Stroget, Latin quarter (Kultorvet), Nyhavn canal (dove sembra che in tutte le case abbia abitato Hans Christian Andersen), Slotsholmen, Borsen, Christianshavn (quartiere molto grazioso). La Sirenetta, senza falsi pudori, e’ deludente.
Lungo viaggio da Copenhagen verso il nord della Danimarca, Skagen.
A Skagen, e’ necessario girare in bici per andare:
- alla punta denominata Grenen, dove Skaggerak e Kattegat si incontrano (e dove riposavano due otarie);
- alle dune di sabbia di Damsted, per scorazzare su e giu’;
- a Gammel Skagen (sono circa 5 km) (http://www.skagen.net/gammel-skagen.html), e passeggiare sulla sabbia verso Grenen per vedere l’altra costa della piccola penisola.
Posso dire che forse Skagen e’ simile a Knokke (Belgio) e Smogen (Svezia) come idea di cittadine: Knokke e’ piu’ aristocratica, Smogen e’ piu’ autentica, ma Skagen e’ a suo modo piacevole… anche se le Guinness allo Skaw Pubben secondo me sono annacquate (c’e’ una bella colonna rivestita di corda, ed e’ piu’ vissuto del Fagans). Cena anonima da Pakhuset, di fronte al porto. Molto divertente invece la serata al Buddy Holly (http://www.buddy-skagen.dk/underover/validateAge.aspx).
Ritorno a sud, verso Ribe.
Ribe sembra essere la piu’ antica citta’ danese, risalente intorno all’anno Mille, circostanza per cui piu’ di cento case (le classiche case di legno e muratura storte dal peso degli anni) sono patrimonio dell’umanita’. Storica, imponente, con un giardino rilassante (in cui ho studiato i futuri percorsi di Berlino), la chiesa di Sankte Cathaerine. Passeggiata ai resti (si fa per dire, visto che e’ rimasto il solo fossato) al vecchio castello (Riberhus Slotsbanke).
Gustosa baguette con il salame dell’isola di Romo nel locale Det Lille Olhus, e un vaffel belga da Isvaffeln.
Nel pomeriggio, Guinness dissetante allo Strygejernet Cafe & Pub (http://www.strygejernet.dk/ ) per ristorarmi del lungo viaggio (4 cambi di treno). Due avventori locali, di cui uno simpatizzante del Parma e l’altro di sicure origini sud-europee, mi hanno offerto (necessariamente aggiungo, nel senso che non potevo rifiutare) un Underberg (http://www.underberg.de/), da bere tutto d’un fiato prima della birra. Per niente raccomandabile alle cinque del pomeriggio.
Da seguire, senza dubbio, il Night Watchman Tour: una guida locale, personaggio molto caratteristico non solo per l’abbigliamento, conduce i turisti per circa 1 ora nei meandri della cittadina, racconta vicende storiche e condisce l’ambientazione con aneddoti divertenti.
Cena turistica, ahime’, da Weis Stue (http://www.weis-stue.dk/), e 1 sola morigerata Guinness serale al Valdemar Cafe’ (locale con un pochino di nerbo, niente di indimenticabile, ma gradevole) (http://www.cafevaldemar.dk/).
La seconda sera, visto che avevo deciso per un giorno di riposo, sono entrato al ristorante italiano – greco (!!) “Mediterraneo”, per vedere se avevano il forno a legna (elettrico invece ahime’). Ho sentito il pizzaiolo parlare napoletano, cosi’ mi sono fermato a cena. Tv sintonizzata su Raiuno. Il proprietario si chiama Sergio, che mi ha consigliato carne bianca e rossa alla brace. Eccellente, saporita e tenerissima.
Poi un drink da Pepper’s (http://www.peppers.dk/ribe-main.php), dove suonava un gruppo dal vivo (i De3stude) (http://www.de3stude.dk/). Adesivo sulla chitarra: “Ignore alien orders”. E’ il locale della serata, tipo il Buddy Holly di Skagen.
Finito il concerto, ritorno allo Stry, guidato dal personaggio autoctono di origini sud-europee che mi ha consigliato di farmi dare un “plastic cup” dove versare la birra che avevo nel bicchiere di vetro. Tutto questo per i 10 metri che separano Stry da Pepper’s! Ecco un esempio di cultura.
Arrivo a Berlino. Ich bin ein berliner.
Giro a piedi: Der Verlassene Raum (The Deserted Room), scultura in bronzo di Karl Biedermann a Koppenplatz; Neue Synagogue (era la piu’ grande sinagoga di Berlino, costruita dall’architetto Eduard Knoblauch); Kunsthaus Tacheles (su Oranienburger Strasse), galleria d'arte moderna (http://super.tacheles.de/cms/); “The Missing house” (monumento di Christian Boltanski) in Grosshamburger strasse, dedicato all’assenza (e’ uno spazio vuoto tra due edifici; alle pareti dei due edifici sono installate targhe con i nomi degli abitanti – tutti ebrei – dell’edificio mancante, raso al suolo dai bombardamenti durante la secondo guerra mondiale); ovviamente Alexander Platz (con l’imponente Fernsehturm, ossia la torre televisiva) (http://www.berlinerfernsehturm.de/) ed il Marx-Engels forum; dietro al forum, e’ ottimo per la vista l’abbattimento in corso del “Palast der republik”; dall’altra parte della strada, una sfilza di edifici tra cui il Berliner Dom ed il museo di storia tedesca (Zeughaus); Santi Hedwigs Kathedrale, in Babelplatz; poi Gendarmenmarkt con i suoi tre gioielli (Konzerthaus, Deutscher Dom, Franzosischer Dom); quindi la zona dell’ex Checkpoint Charlie ed il fantastico museo (http://www.mauer-museum.com/index-english.html) dove ho comprato la t-shirt con il famoso cartello: “You are leaving the American Sector”.
Ancora: Niederkirchnerstrasse, dove si puo’ vedere uno dei pochi tratti del muro di sbarramento diretto tra i due settori (“Muro di confine 75”) (http://www.berlin.de/ce/denkmal/denkmale_in_berlin/it/berliner_mauer/mauer-denkmale/niederkirchner.shtml), e appena dietro il centro di documentazione denominato “Topografia del Terrore” (http://www.topographie.de/), uno spazio all’aperto in cui viene narrata la storia dell’area, sede della politica di sterminio nazista.
Alla fine del tratto di muro lungo circa 200 metri, c’e’ il Martin – Gropius – Bau (www.gropiusbau.de), e poi, dopo qualche decina di metri sulla destra, si accede a Potsdamer Platz (http://www.potsdamerplatz.de/en.html).
Poi un lungo trasferimento podistico fino all’Holocaust Mahnmal (http://www.holocaust-denkmal-berlin.de/) , momumento in memoria degli ebrei uccisi dal nazismo.
Finalmente arrivo alla Porta di Brandeburgo, con la vittoria alata che guida la quadriga. E’ un momento a mio parere emozionante per quello che rappresenta.
Poi un’occhiata al Reichstag ed alla cupola in vetro progettata da Sir Norman Foster (che venne preferita ad un progetto di Calatrava).
Passeggiata sotto i tigli (Unter den Linden).
Il giorno successivo, partenza alla volta dell’Oberbaumbruecke, il ponte ricostruito nel 1994-1995 in seguito al progetto di Calatrava. Il lungo giro a piedi parte da Alexander Platz, prosegue su Karl Marx Allee (il viale ricostruito dopo la seconda guerra mondiale per garantire un palco ove sfilare e celebrare la potenza comunista), passaggio fortuito in Strand Markt (http://strandmarkt.whitetrashfastfood.com/) (sarebbe interessante vedere questo posto di sera), arriva al ponte, quindi prosegue fino al Judisches Museum (http://www.juedisches-museum-berlin.de/site/DE/homepage.php), che non dovrebbe essere saltato da nessun turista in visita a Berlino; molto interessanti le sezioni relative all’anno 1096, e poi ovviamente al periodo successivo alla repubblica di Weimar.
Di museo in museo, visita a quello della Stasi (http://www.stasimuseum.de/), che purtroppo manca delle descrizioni in inglese (recuperabili comunque in un opuscolo distribuito gratuitamente), e poi al Deutsche Guggenheim (http://www.deutsche-guggenheim-berlin.de/). Poco piu’ di una stanza, non ha nessuna parentela con i ben piu’ articolati omonimi musei di New York e Bilbao (a questo punto, per completare il giro, mi manca solo quello di Venezia – visita da segnare in agenda).
Finalmente il meritato momento dissetante. Un paio di birre da Gambrinus (http://www.gambrinus-berlin-mitte.de/), alle 18.00; soltanto 6 personaggi autoctoni, in due gruppi da 3, fumavano e bevevano birra. Il posto, che puo’ sembrare nulla di eccezionale, e’ invece un “posto che fa per me” ed ospita di tanto in tanto delle bar-revue con testi di Charles Bukowski e canzoni di Tom Waits!
Per le cene, dopo giorni senza sapori italiani, cedo e vado da “Vino e libri” (http://vinoelibri.de/); antipasto con zucchine, melanzane, pomodori secchi, carciofini e pecorino; pasta con melanzane e pecorino: buono l’antipasto, meno il primo.
E’ opposta la valutazione della serata successiva, da “Rosmini Pasta – Manufaktur”, con un ottimo primo: spaghetti alici e pinoli. Il locale, gestito ora da un siciliano (Lillo), apparteneva fino a 9 mesi fa ad un abruzzese; di qui il motivo della visita.
Ps. Dopo anni di ricerche, a Berlino ho trovato il disco “Gumbo” di Dr. John!
Qualche notazione berlinese: 1) tutti con le all-star preferibilmente bianche; 2) i tedeschi hanno sempre la birra in mano, ma i danesi se la bevono.
Nei viaggi in treno (Goteborg – Malmoe, Malmoe – Copenhagen sull’Oresund Bridge, Copenhagen – Skagen, Skagen – Ribe, Ribe – Berlino), lettura dell’esplosivo Jean – Patrick Manchette (“Piovono morti”) e della raccolta di Hammett, curata dalla moglie, “L’istinto della caccia”. Entrambi ottimi compagni di viaggio.
Una nota finale. I treni svedesi e danesi (www.arriva.dk) sono puntualissimi; addirittura i treni locali in Danimarca hanno internet wireless. Alla stazione di Fredericia, era segnalato il ritardo del treno di 1 minuto (dalle 13.14 alle 13.15!).
Sezione fotografica (ridotta all’osso):
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