Thursday, November 09, 2006

A proposito di politica, non c'è niente da mangiare?

Finalmente qualcuno che continua a pensarla come me in tema gastronomico.

Riporto uno stralcio dell'articolo "Mangiar bene e ristorarsi: ma dov'e' finito l'ideale umane del cibo condiviso?" (sottotitolo: "Le guide alla ristorazione sono diventate liste di inclusione ed eslcusione concepite in base a criteri imperscrutabili (o fin troppo palesi). E noi ci domandiamo: perche' mai dovremmo apprezzare vivande preparate da gente annoiata per gente annoiata?"), pubblicato sul Domenicale di sabato 4 novembre, di Gianluca Montinaro.

"...
Ispirandosi a spagnoli e inglesi (nota mia: si parla dei giovani chef che hanno invaso giornali e tv) utilizzano sifoni e cotture sottovuoto, fanno largo uso di sushi, piatti e piattini per scomporre le loro preparazioni che, accostando il caldo col freddo, il dolce col salato, inseguono un fare cucina che non e' piu' la soddisfazione di un bisogno essenziale (quello del mangiare) ma futilmente il divertimento fine a se stesso, scaturito dal freddo virtuosismo tecnico (nota mia: mi ricordo di un entree al ristorante "Les petits plats canailles du beurre blanc" in cui, al gusto, non riuscivo a capire se stessi mangiando fois gras, riduzione di pomodori e melanzane, o che altro...).

E' una cucina costosa, per palati fusi ... fatta da persone annoiate per persone annoiate. E' la cucina della continua ricerca di novita', del continuo gridare all'invenzione del grande piatto; la cucina del "re nudo", fatta per un pubblico modaiolo e disattento (nota mia: qui esagera), fugace...

E' ovviamente la cucina piu' amata dai critici gastronomici che sempre hanno bisogno di qualcosa di nuovo da pompare e commentare... la cucina delle tagliatelle con sugo di pollo e gelato di basilico, degli agnolotti serviti dentro un biberon, del midollo di pesce spada con birra e lattuga. Se solo ora si inventa un piatto a base d'aglio, salmone, marmellata, salsiccia e marron glaces e lo si spaccia come speciale sara' mica che nessuno l'ha mai fatto prima, perche' in realta' fa schifo?

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E infine c'e' un altro modo di fare cucina, quello classico, raffinato, certo costoso, ma civile e comprensibile, capace di regalare grandi emozioni, atto d'amore degli chef nei confronti della loro terra, dei loro prodotti, della loro storia, del loro lavoro e dei loro clienti che, spesso, fanno anche centinaia di chilometri per sedersi a una di queste preziose tavole. E' la cucina del territorio raffinata e nobilitata (memore delle grandi lezioni di Mirella e Peppino Cantarelli e di Franco Colombani), servita in ambienti caldi ed eleganti, capaci di trasmettere emozioni che non solo riempiono lo stomaco ma il cervello e il cuore.

...

E' la cucina di autentici artisti, modesti e grandi allo stesso tempo: Antonio e Nadia Santini, Luisa Valazza, Romano Tamani, Walter Eynard, Philippe Leveille, Antonio Gavazzi, Lucio Pompili, la famiglia Bolzoni, Silvana Ferrari, Tano e Alessandra Martini, Mary Barale, Alceo e Grazia Rapa, Peiro Bertinotti, Antonella Scardovi, Gianfranco Bolognesi; una cucina che non ha bisogno di infingimenti, di complicazioni, di assurdita'.

..."

Non e' certo tenero...

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