Saturday, January 21, 2006

Del conflitto di interessi.

Non credo che l’arma del conflitto di interessi sia un argomento sostenibile dal punto di vista logico.

L’attuale governo ha perseguito, in linea generale, una politica di carattere liberale, basando le sue riforme, ove possibile, sugli elementi costitutivi del liberalismo: garantismo delle liberta' e dei diritti dei cittadini (tentando di limitare l’uso strumentale della magistratura), limitazione dell’ingerenza statale (attraverso le privatizzazioni), spinta allo sviluppo economico individuale (tramite la riduzione dell’imposizione fiscale), pace (appoggiando la coalition of willings che si oppone ai regimi illiberali e terroristici – anche Chirac ha annunciato che potrebbe usare armi non convenzionali qualora fosse a rischio la sicurezza del suo paese), riduzione degli sprechi dello stato (tramite la razionalizzazione delle risorse a disposizione degli enti locali), flessibilita' (legge Biagi).

Il governo e il presidente del Consiglio dei suoi ministri si ispirano evidentemente, oltre che a Ronald Reagan, anche a Ludwig von Mises, secondo il quale e' l'azione dell'imprenditore, imperniata sul calcolo economico, che contribuisce alla creazione della vera societa' aperta, liberale.

Ora, d’accordo o no con le teorie liberali, e' necessario riconoscere come la politica che attua questo governo si ispiri ad una tradizione liberale.

Chiunque si dichiari credente nelle teorie liberali, e dovesse trovarsi a governare il paese, credo che attuerebbe con piu' o meno veemenza azioni che possano garantire l'ottenimento dei medesimi risultati. E questo, com'e' negli intenti del liberalismo, potrebbe favorire lo sviluppo dell'iniziativa privata, e quindi la classe imprenditoriale, e quindi Berlusconi, De Benedetti, Benetton, Agnelli e altri.

Anche in quel caso ci sarebbe conflitto di interessi? Cioe', puo' configurarsi un conflitto di interessi perche' un governo si ispira al liberalismo, e cio' di conseguenza puo' favorire la classe imprenditoriale del paese?

E' evidente che non puo' essere.

E' evidente che si possa essere assolutamente ed energicamente contrari al pensiero liberale, e quindi a tutto quello che ne discende, ma appare incoerente fondare l'ammissibilita' del pensiero liberale a condizione che il capo del governo che lo persegue non sia un imprenditore.

Sarebbe come dire: “Credo ad un governo comunista, a patto il capo del governo non appartenga alla classe operaia”.

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