“Una mangiatoia in duecento parole. Nutrimenti e dissetanti."
Antico Forno Roscioli, Via Giubbonari 21, Roma.
La zona ristorazione del Paradiso (con la lettera maiuscola) me la immagino cosi’: formaggi e salumi tipici di tutte le zone d’Italia, freschi, genuini, di ottima qualita', stipati in un bancone e pronti per essere ordinati e mangiati immediatamente, accompagnati da una fragrante pizza bianca.
Ma se non avro’ vissuto temendo piu’ Dio che gli uomini, spero di andare in un Inferno organizzato nello stesso modo, dove saro’ costretto a mangiare in continuazione e per sempre il formaggio caprino di Campo Imperatore con latte crudo, la Soppressata calabrese con pepe nero, e tutti gli altri prodotti i cui cartellini mi passano davanti agli occhi come se fossero titoli di coda della mia vita gastronomica terrena.
Nel frattempo, mentre sono saldamente ancorato qui, almeno grazie alla forza di gravita’, l’Antico Forno Roscioli e’ il posto che assomiglia di piu’ al sogno del Paradiso oppure all’incubo infernale.
E siccome ceno al bancone, ho una percezione ancor piu’ diretta degli aromi e della preparazione - la battezzo cinetica gastronomica - che precede l’arrivo in tavola dei piatti freddi.
Dopo mozzarella di bufala, provolone e crudo San Daniele, assaggio una tagliata con le patate al forno, abbondante, fumante perche’ realmente appena cucinata, che elide matematicamente il mal di testa da aeroporto.
Bevo Menabrea, e stavolta non cedo alle lusinghe alcoliche di un’intera ed affollata parete di vini, che mi tengo letteralmente alle spalle.
L’ultima richiesta e’ umanitaria, in aiuto dei miei succhi gastrici; favorisco la loro attivazione con i quindici anni di invecchiamento del Laphroig, che allietano ancora di piu’ la cena perche’ mi spediscono direttamente all’ultimo anno di liceo (33-15=18), distogliendo bui pensieri sul diventare grandi.
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