L’economia reale, per quanto asfittica, non giustifica l’eccessiva volatilità dei mercati finanziari cui stiamo assistendo in questi giorni.
Sono necessarie misure per ridurre la volatilità, giungendo – se del caso – a chiudere le borse oppure, quanto meno, ridurre l’utilizzo dei derivati utilizzati per fini speculativi (da utilizzare solo per hedging), ovvero, ancora meno, impedire le vendite allo scoperto.
Ecco di seguito i rendimenti ottenuti nella giornata di oggi da chi gioca al ribasso:
- FTSE MIB Super Short Strategy – ES: + 10.16%
- Extra Bear S&P/MIB – LX: + 10.01%
- Extra Bear Euro Stoxx 50 – LX: + 9,60%
- Euro Stoxx 50 Double Short Daily – DB: +9.15%
- Euro Stoxx 50 2X Short – ES: +9,08%
Per capirci, quelli elencati sopra sono indici sintetici, ossia strumenti finanziari derivati innovativi che replicano una posizione corta, ossia scommettono sull’andamento negativo dei titoli sottostanti.
La differenza, enorme, è nei termini: giocare / scommettere, contro investire.
Detta in breve, il valore azionario di un titolo dovrebbe incorporare gli utili futuri dell’azienda, la capacità di produrre, essere sul mercato, generare ricavi in misura superiore ai costi.
È evidente che le logiche che muovono oggi i mercati sono totalmente differenti dall’approccio che ha sempre guidato gli investitori “retail”, differenziando questi ultimi dal trading professionistico realizzato da banche – e perché no, altre aziende – per massimizzare i profitti nel breve / brevissimo periodo.
Proprio su questo punto, mi sento di lanciare una provocazione.
A mio avviso, la volatilità eccessivamente elevata è un come un tavolo di poker nel quale il buio è troppo elevato per consentire ai giocatori medio-piccoli di entrate.
Allora, che a quel tavolo giochino i grandi investitori istituzionali (fondi, banche, etc.) che riescono a muovere volumi elevatissimi con singole transazioni influenzando il corso azionario.
Che si realizzi una borsa europea per questi giocatori, e per chi vuole affidare loro i propri risparmi per scommettere in titoli azionari o strumenti derivati, mentre ai piccoli risparmiatori cassettisti sia dedicata una piccola borsa (di Serie B) nella quale esprimere le preferenze nel medio-lungo periodo basate su aspettative di crescite / decrescita, analisi degli utili, analisi degli indicatori.
Non venderò mai un titolo di stato USA se S&P’s downgrada il debito pubblico americano di un notch. E voi?
E chi non conosce cosa significa notch, bps, etc. non dovrebbe – sicuramente per il tramite di intermediari (c’è la MIFID!), ma neanche da solo – investire in borsa: è come essere anti-ecologisti, ossia immettere overfuel in un motore usato per generare inquinamento finanziario. E lasciare qualche spicciolo, quando va bene, nelle tasche di chi si è illuso di poter conseguire un guadagno ingente.
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