Rilasciato dall'Istat il rapporto annuale sulla situazione del Pease nel 2005.
Va bene, il rapporto non lascia scampo (anche se mi riservo di analizzarlo con piu' calma).
Pero' a pagina XXVIII si legge:
"In questo quadro, ..., le misure in discussione sulla riduzione del cuneo contributivo forniscono segnali solo parzialmente coerenti con le esigenze di trasformazione del sistema delle imprese. La riduzione proposta di 5 punti percentuali dei contributi sociali (con un costo netto per il bilancio pubblico pari a circa 10 miliardi di euro) avrebbe l’effetto di ridurre il costo del lavoro e aumentare la redditivita' lorda di circa 2-3 punti percentuali se l’intero risparmio andasse a favore delle imprese. Cio' rappresenterebbe uno shock positivo in termini di competitivita', ancorche' unatantum. Questa misura rischia pero' di fornire un disincentivo all’innovazione(di prodotto e di processo) e al passaggio verso tecnologie piu' capital intensive e, in assenza di meccanismi di selezione virtuosa, premierebbe sostanzialmente le imprese meno produttive. Se una parte dei benefici fossetrasferita ai lavoratori, l’impatto sui redditi disponibili delle famiglie sarebbe comunque modesto, senza concentrarsi su quelle in condizioni di disagioa meno che non si limiti il provvedimento a gruppi target piu' selezionati. Le informazioni statistiche disponibili consentono di svolgere analisi piu' puntuali, come abbiamo messo in evidenza nell’audizione alla Commissionebilancio alla fine dello scorso anno. Difficilmente un provvedimento del genere puo' avere contemporaneamente effetti positivi sia sul versante della redditivita' delle imprese sia sul reddito delle famiglie".
Chiaro no? Ricorda per caso la campagna elettorale dell'Unione?
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