Scritto il 5 maggio, ma postato solo stamane.
Riflessioni brevi sull'elezione del Presidente della Repubblica Italiana:
- il centro destra non dispone di un candidato con i requisiti adatti alla Presidenza della Repubblica perche' la classe politica afferente tale area e' stata completamente delegittimata dalle inchieste del partite nel 1992 e in poco piu' di dieci anni non si possono ricreare presupposti e personaggi con caratteristiche presidenziali, almeno nella logica che pervade l'elezione presidenziale in Italia;
- il centro sinistra avrebbe avuto l'appoggio esterno del centro destra presentando un candidato di propria espressione alla Presidenza della Repubblica, o almeno non avrebbe patito opposizioni forti, se avesse concesso la Presidenza del Senato a chi ha perso le elezioni per il 6 per mille, manifestando cosi' lungimiranza politica, instillando fiducia nel popolo ed evitando il ripetersi di quell'odiosa litania "paese spaccato";
- potrebbe venire il dubbio che la candidatura di D'Alema, che ha requisiti tipicamente politici, ricompensi il primo partito dell'opposizione per aver ceduto il premierato a Prodi, la Presidenza della Camera a Bertinotti e la Presidenza del Senato a Marini;
- e' vero che le elezioni del Presidente della Repubblica non sono diretta espressione del popolo, ma dubito che, qualora D'Alema dovesse visitare le nostre province come Presidente della Repubblica, molti nostri concittadini (esclusi toscani, emiliani e romagnoli) riserverebbero lo stesso calore manifestato incondizionatamente nei confronti di Ciampi, che si giovava di "bagni di folla";
- per queste ragioni, per altre di carattere storico, per la presenza dell'Udeur nel futuro Governo, per la forte contrapposizione tra i due poli prima delle elezioni, credo che saranno evitati i nomi piu' ricorrenti di questi giorni e credo che un paese serio e governanti seri dovrebbero convergere verso un candidato con esperienza politica di lunghissimo corso, non schierato apertamente nell'ultima campagna elettorale, nel solco della tradizione repubblicana del paese. Poi, con una bicamerale seria, e qualche anno di collaborazione tra i poli, con larghe intese su riforme istituzionali, il prossimo settennato, quello del 2013, potrebbe essere quello giusto perche' si possa completare una graduale transizione verso un sistema presidenziale all'americana, in cui prevalga un uomo che sia espressione equilibrata di una parte politica e che non rivesta esclusivamente un ruolo di arbitro e garante.
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