I paesi di matrice islamica fondano i principi della societa' sul rispetto della sharia, la legge coranica.
E' comprensibile che l'offesa di tali principi causi rimostranze e proteste.
I paesi occidentali (almeno, molti di essi) fondano i principi della societa' su valori liberali, di garanzia e rispetto delle liberta' e dei diritti dei cittadini.
E' comprensibile che violazioni in tal senso producano effetti indesiderati per l'aggressore.
Nei due ambiti, a fronte di un'azione di offesa, quello che pare sproporzionato e' la natura della reazione.
Gli Stati Uniti, nel settembre 2001, hanno subito un attacco terroristico che ha causato 2.749 vittime “nonterrorists”, compresi gli occupanti degli aerei (il dato e' stabilito sulla base dei certificati di morte emessi dal New York City Medical Examiner’s Office riportato nel Report della "National Commission on Terrorist Attacks Upon the United States", pagina 551, note al Capitolo 9. Il documento e' reperibile sul sito internet 9-11 Commission).
La reazione e' stata l'adozione di una politica estera volta a combattere i terroristi piu' pericolosi dove ritiene essi si nascondano, quindi anche a casa loro, come risposta diretta alla guerra scatenata nel cuore di NY.
Tale posizione puo' essere piu' o meno condivisibile, ma si tratta di politica estera, non di potere divino degli USA sulle sorti del mondo, non di ricerca del petrolio, non di capacita' divinatorie di distinzione tra bene e male.
I paesi islamici hanno subito un'offesa legata a 12 vignette satiriche.
La reazione e' costituita da violente proteste, roghi delle ambasciate, fatwa sui disegnatori (ossia condanna a morte).
Nel primo caso, giusta o no, la proporzione e': Uccidi 2.749 miei cittadini? Ti dichiaro guerra.
Nel secondo caso, la proporzione e': Mi hai offeso? Ti condanno a morte (come Theo van Gogh).
Ora, nel primo caso l'impostazione prescelta (ripeto: giusta o no) non limita i diritti e le liberta' di tutti gli occupanti del mondo, a meno che questi non compiano attentati lesivi, dal punto di vista della vita umana, nei confronti di cittadini americani: puoi pensare tutto di me, ma non ammazzarmi.
Nel secondo caso, emerge, viceversa, una limitazione delle liberta' individuali, non solo quelle d'opinione: non puoi muovermi critiche, non puoi fare satira nei miei confronti, non puoi (e chi mancherebbe) ammazzarmi, non puoi farmi rispettare le risoluzioni internazionali delle Nazioni Unite, non puoi impedirmi la proliferazione nucleare, non puoi impedirmi di dire che Israele deve sparire dalla carta geografica, mentre a me e' concesso fare tutto questo.
Tale limitazione, di profumo totalitaristico, che pare accettabile all'interno dei paesi in cui vige la sharia, non puo' esserlo in tutto il mondo, altrimenti emergerebbe una posizione privilegiata di un paese rispetto agli altri: io posso e tu no, a me e' concesso e a te no, nel nome dei piu' alti principi cui mi ispiro.
Ne consegue che non si puo' pensare di imporre in tutto il mondo quanto avviene negli 11 paesi in riferimento ai quali il "Freedom of the Press 2005" cita il termine “Islam”:
[16 volte, verificabile con la funzione "Ctrl+f", whole words only; per intenderci, il "Freedom of the Press 2005" e' quello in cui l'Italia e' al 77° posto, dichiarato paese parzialmente libero anche perche' "a 76-year-old journalist and senator (Lino Jannuzzi, senatore indipendente eletto con Forza Italia) was placed under house arrest...".]
1.
Afghanistan, 68 punti, 145° posto su 194, paese non libero.
“… broad restrictions on content that is “contrary to the principles of Islam or offensive to other religions and sects …”
“Many practice self-censorship or avoid writing about sensitive issues such as Islam, national unity, or crimes committed by specific warlords.”
2.
Bahrain, 71 punti, 156° posto, paese non libero.
“The constitution allows for the right to press freedom, excluding opinions that undermine the fundamental beliefs of Islam …”
3.
Iran, 80 punti, 173° posto, paese non libero.
“The 2000 press law established a Press Supervisory Board mandated to ban publications that defame Islam or the Supreme Leader, damage “the foundation of the Islamic Republic” or national security, publish libel against “lawfully respected” officials or institutions, or quote articles from “the deviant press, parties, and groups which oppose Islam.”
4.
Malaysia, 69 punti, 152° posto, paese non libero.
“In 2004, it continued with the threat to prosecute Screenshots webmaster, Jeff Ooi, for allowing a reader’s post on his Web site on September 30 that was critical of the moderate vision of Islam promoted by the ruling party.”
“In November, the government ordered the closure of another online forum, Malaysia Boleh, for posting allegedly inflammatory and seditious comments on Malay rights and Islam.”
5.
Maldives, 68 punti, 145° posto, paese non libero.
“The penal code bans speech and publications that threaten national security, insult Islam, or could “arouse people against the government, …”
6.
Mauritania, 65 punti, 136° posto, paese non libero.
“The interior minister can suspend publication of material that discredits Islam or threatens national security.”
7.
Morocco, 63 punti, 131° posto, paese non libero.
“The press law forbids journalists from criticizing the king, the royal family, Islam, or the nation’s “territorial integrity” …”
8.
Netherlands, 11 punti, 6° posto, paese libero.
“The murder of Theo Van Gogh, an outspoken filmmaker and newspaper columnist, sparked concerns about the status of free speech and the press in the country. Van Gogh was well-known for his strongly critical views toward Muslims and Islam and had recently made a film depicting violence against women in Islamic societies.“
9.
Qatar, 62 punti, 128° posto, paese non libero.
“A censorship office within the Qatar Radio and Television Corporation reviews domestic and foreign media for pornography and material deemed inimical to Islam.”
10.
Saudi Arabia, 80 punti, 173° posto, paese non libero.
“Authorities do not permit criticism of Islam or the ruling family by domestic media, and a national security law prohibits criticism of the government.”
“These prohibitions are echoed by a media policy statement that urges journalists to “uphold Islam, oppose atheism, promote Arab interests, and preserve cultural heritage.”
“Foreign broadcasts are similarly censored, and references to politics, pork or pigs, alcohol, sex, and religions other than Islam are removed.”
11.
Uzbekistan, 85 punti, 184° posto, paese non libero.
“… taboo subjects include poverty, labor exploitation during the cotton harvest, and any criticism of President Islam Karimov.”
In riferimento al contesto descritto, non credo che Glucksmann risulti allarmistico quando dichiara che "In democrazia non c'e' censura preventiva. Se cediamo si introduce lo sharia in Europa." (Corriere della Sera del 3 febbraio 2006, in un'intervista rilasciata a Stefano Montefiori), ne' Amos Oz esagerato quando conferma: "Cercano di imporre la sharia in Europa! Assurdo ..." (Corriere della Sera del 4 febbraio 2006, in un'intervista rilasciata a Lorenzo Cremonini).
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