Fatti:
1.
Indice dei prezzi al consumo, fonte Istat; periodo di riferimento: Settembre 05. Dati diffusi il: 14 ottobre 2005.
"Le rilevazioni correnti sui prezzi al consumo svolte dall'Istituto nazionale di statistica danno luogo ad un sistema di indici costituito da:
- indice nazionale dei prezzi al consumo per l'intera collettivita' (NIC);
- indice nazionale dei prezzi al consumo per famiglie di operai e impiegati(FOI);
- indice dei prezzi al consumo armonizzato per i paesi dell'Ue (IPCA).
Ai sensi della legge 5.2.1992, n. 81, i due indici nazionali, espressi entrambi in base 1995=100, sono calcolati anche al netto dei consumi dei tabacchi.
Nel mese di settembre 2005 l'indice nazionale dei prezzi al consumo per l'intera collettivita' comprensivo dei tabacchi e' stato pari a 127.7, registrando una variazione nulla rispetto al mese di agosto 2005 e una variazione di piu' 2.0 % rispetto allo stesso mese dell'anno precedente; al netto dei tabacchi l'indice nazionale dei prezzi al consumo per l'intera collettivita', pari a 127.3, ha presentato nel mese di settembre 2005 una variazione congiunturale nulla e una variazione tendenziale di piu' 1.8 %."
Si confrontino i dati esposti, relativi ai prezzi al consumo, con quelli riportati di seguito, relativi alle retribuzioni.
Contratti collettivi, retribuzioni contrattuali e conflitti di lavoro; periodo di riferimento: Settembre 05. Dati diffusi il: 26 ottobre 2005.
"Alla fine di settembre 2005 i contratti collettivi nazionali di lavoro, per i quali e' in vigore la parte economica, riguardano il 58.7 % degli occupati dipendenti rilevati in occasione del ribasamento degli indici (dicembre 2000); ad essi corrisponde una quota pari al 59.1 % del monte retributivo osservato.
Nel mese di settembre 2005 l'indice delle retribuzioni contrattuali orarie, con base dicembre 2000=100, risulta pari a 113.4, con una variazione di piu'
0.3 % rispetto al valore del mese precedente e un incremento del 3.1 % rispetto a settembre 2004. L'aumento registrato nel periodo gennaio-settembre 2005, rispetto al corrispondente periodo dell'anno precedente, e' del 3.3 %."
La giusta obiezione relativa alla non confrontabilita' degli indici perche' riferiti ad anni base diversi (1995 per IPC e 2000 per retribuzioni) credo possa essere rigettata sulla base del seguente ragionamento.
Obiezione: nell'arco temporale compreso tra il primo anno base (1995) ed il secondo anno base (2000), ci sono state variazioni dell'indice dei prezzi al consumo che lo hanno portato ad una valore molto diverso dalla sua base, per esempio 150; pertanto, l'1.8% di 150 e' maggiore dell'1.8 % di 100 (in tale ipotesi si e' assunto un aumento costante dell'IPC dell'8% per anno (!!) dal 1995 al 2000, variazione che porterebbe l'indice da 100 a 146 circa).
Tuttavia, anche assumendo tale ipotesi, vediamo che il confronto tra IPC e indice delle retribuzioni e' sempre a favore di quest'ultimo:
IPC: 1.80% di 150 = 2.7
Retribuzioni: 3.3% di 100 (assumendo che la base 100 del 2000 sia sempre rimasta stabile e non sia mai cresciuta) = 3.3.
2.
In riferimento ad un ampio articolo del Corriere della Sera, del 1° giugno 2005, dedicato ai conti pubblici dell'Italia, compare una sezione intitolata: "Censis: piu' ricchezza ma per pochi."
Si puo' effettuare un breve confronto tra alcuni passi dell'articolo e la fonte ("Gli italiani tra patrimonio e reddito. Come e quanto ci siamo patrimonializzati", Roma, 1 giugno 2005, scaricabile direttamente dal sito del Censis):
a.
Innanzitutto il titolo dell'articolo del Corriere della Sera: "piu' ricchezza ma per pochi".
Se leggo bene, per me significa: "la ricchezza e' aumentata solo per i piu' ricchi, ma non per le altre classi di reddito".
Nel rapporto Censis, traspare, a mio parere, qualcosa di diverso (riporto direttamente la fonte):
"Negli ultimi dieci anni la quota di patrimonio totale detenuta dal 5% delle famiglie piu' ricche in Italia e' passata dal 27% al 32% della ricchezza totale, indicando un fenomeno di concentrazione dei patrimoni. ... la creazione di nuove rendite e l’irrobustimento dei patrimoni familiari, in sostanza non riguarda tutti in eguale misura, ma e' molto piu' accentuato negli strati sociali caratterizzati gia' da elevati livelli di reddito."
b.
Passiamo poi alla prima frase dell'articolo, secca come una sentenza:
"Patrimoni in crescita, ma solo per poche famiglie."
Se leggo bene, per me significa: "solo i patrimoni di poche famiglie sono aumentati; i patrimoni della maggior parte delle famiglie non sono aumentati".
Nel rapporto Censis, traspare, a mio parere, qualcosa di diverso (anche in questo caso riporto direttamente la fonte):
"a) tra la fine degli anni ‘90 e oggi si e' registrato un consistente aumento delle attivita' finanziarie in possesso delle famiglie italiane..."
"b) il saldo tra attivita' finanziarie e passivita' (debiti delle famiglie) risulta sempre positivo ..."
c.
Un'ultima pignoleria:
Nell'articolo si legge: "L'incremento piu' accentuato delle attivita' finanziarie detenute dai nuclei familiari si e' registrato tra il 2002 e il 2003 (+6%)".
La fonte riporta: "... una prima forte accelerazione delle attivita' finanziarie detenute dalle famiglie si e' registrata tra il 2001 e il 2002 (+6%).... Ancora piu' forte l’accelerazione tra il 2003 e il 2004 (+8,8%)".
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